Durante l’assemblea nazionale del PD, fra gli slogan e le ovvietà renziane, ha giganteggiato Pierluigi Bersani, che ha fatto partire la sua analisi da un assunto: la globalizzazione dopo 25 anni ha prodotto disuguaglianze sociali e, nella sua ottica, alla situazione che si sta creando, se non risponderà la sinistra, risponderà la destra identitaria. Non dice nulla di nuovo, in fondo. Ma il fatto che lo si inizi ad ammettere, anche a sinistra, è un segnale importante per il dibattito pubblico italiano.
CHI TOGLIE I VOUCHER? Pierluigi Bersani ha detto: “Possiamo essere d’accordo o no che il ripiegamento della globalizzazione in tutto il mondo, iniziato in Europa, sta facendo affacciare una nuova destra che non è quella che abbiamo in mente, che non è quella liberista? Questa è una destra che se non togliamo noi i voucher li toglie lei e poi mi dite come facciamo ad agganciare i giovani per i prossimi 15 anni?”.
Il momento è drammatico e forse è l’ora di rompere con gli schemi odiosi dell’iperliberismo economico. Bersani afferma: “E’ una destra sovranista, identitaria, protezionista. E’ un campo di idee che sta entrando nel senso comune, anche a casa nostra, lo capiamo se giriamo nei bar un attimo e nei supermercati. Cioè sta producendo egemonia. Quando ti arrivano in testa pensieri che non condividi, c’è qualcuno che sta sviluppando egemonia”.
“DICIAMO QUALCOSA DI SINISTRA”. “Siamo d’accordo che noi dobbiamo contrapporre a questo un campo di idee? Largo, non avaro. Largo!”. L’invocazione di Pierluigi Bersani ricorda un po’ Nanni Moretti che impreca contro D’Alema davanti alla tv. Sono passati tanti anni e sembra strano che sia proprio la minoranza Pd a dover riprendere in mano i vessillo della sinistra. “Un campo di idee che non può essere quello dei primi anni novanta – sentenzia Bersani -, ma non perchè dobbiamo rinnegare i primi anni ’90, le opportunità, il merito le eccellenze, non c’è nulla da rinnegare perché hanno vinto dappertutto quelle idee, perché coglievano una realtà. Si agganciavano ad una realtà. Era la realtà di una globalizzazione nascente. Era la marea che faceva alzare tutte le barche. Avevamo di fronte il liberismo. Noi liberalizzatori, loro liberisti. E’ una bella differenza, abbiamo vinto dappertutto, ma dopo 20-25 anni è cambiata la fase. Oggi è il mondo ormai da due anni che ci dice qual è l’agenda. L’agenda è “protezione”. Cioè difendersi dai cascami della globalizzazione”.
“IL LAVORO DEVE TORNARE AL CENTRO”. L’intervento alla direzione Pd di Bersani s’è concluso in maniera che più eterodossa rispetto alla vulgata renziana non si può. Specialmente nella parte in cui invita a non demonizzare l’avversario ma ad opporgli idee. Deo gratias. Dice Bersani: “Lo so anche io che ci sono più poveri nel mondo che han mangiato, ma andiamo a vedere dove si forma l’opinione pubblica nei singoli paesi. E’ aumentata la forbice, l’inuguaglianza non la digerisci, non lo accetti. Il lavoro è diventato vago, umiliato, ricattato, buttato fuori dall’automazione. Cosa facciamo? Se non decliniamo l’agenda con i nostri valori, non tornando indietro a ciò che dicevamo, no, pensando, guardate che la destra arriva. Non vengano a dire che accoltelliamo alle spalle chi combatte contro Trump, siamo qui a dire: vediamo come fare. Perchè questa roba qui arriva, ce l’abbiamo sotto i piedi, se conosciamo l’Italia, ce l’abbiamo già sotto i piedi. Allora dobbiamo pensare, elaborare, avere proposte nostre. Non è vero che mancano idee, ci mancano luoghi per discutere, confrontare e affermare le nuove idee”.