Frank De Boer, allora già sul patibolo, ha vissuto di rendita per molto tempo grazie al colpo grosso contro la Juve. A distanza di cinque mesi i bianconeri – troneggianti e solidi – e i nerazzurri –galvanizzati dallo shock normalizzatore di Pioli – si sono ritrovati nell’arena dello Stadium. Con gli occhi del mondo addosso. Mantenendo la promessa di allestire un kolossal.
Pioli paga l’azzardo tattico. La Juve compatta non perdona
Forse Stefano Pioli ha pensato fosse troppo banale proporre il solito e collaudato 4-2-3-1. Per l’occasione, il coach ha mischiato le carte dando vita a un liquido 3-4-3, per frenare le impazzate del tenente Mandzukic e del suo fido Cuadrado e creare superiorità numerica – e confusione – in fase offensiva. Esperimento in larga parte fallito: il centrocampo è stato troppo facilmente disinnescato dalla macchina juventina – il prode Gagliardini è stato tradito dalla spalla Brozovic, svogliato e opaco, e dall’impalpabile Joao Mario, da comandante a secondino -, Perisic ha perso la sua posizione (come Candreva) e a fluidificare sono finiti gli inadatti Murillo e D’ambrosio. Guai a lasciare queste ghiottissime possibilità al cinico pragmatismo degli uomini di Allegri, anche ieri perfettamente oliati e inscalfibili. La solidità del centrocampo – con la preziosità di Khedira e di Pjanic vertice basso – e l’estro di Dybala hanno portato, prima della staffilata al ritmo sudamericano di Cuadrado, non pochi pericoli alla porta di Handanovic (due traverse e un miracolo). L’Inter, tranne la supremazia per venticinque minuti del primo tempo e per l’anarchica svegliata dell’assalto finale degli ultimi minuti, ha reagito con troppe poche armi e troppo fraseggio sterile, se rapportati a quanto di molto convincente fatto vedere nelle ultime prestazioni.
Mandzukic è Stakanov
Sgraziato e adattato. Sicuramente. Ma tanta fatica e disponibilità per il nuovo ruolo sono l’ordine del giorno di Mario Mandkuzic, che ha fatto lavoro sporco e spola per tutti i 90’. Una vita da (non proprio) mediano pt2. Alle amnesie di Murillo ci hanno pensato i veterani Pitbull Medel e Miranda (unico davvero impeccabile), che hanno tenuto degnamente testa alle offensive zebrate.
Icardi è il grande assente, Higuain è ‘normale’. Decide Cuadrado
Ci si aspettava anche e soprattutto la sfida dei 9, dei giganti dai numeri alieni. La sfida delle bestie nere, del mietitore Icardi e del diavolo Higuain. Invece non sono stati loro i due protagonisti della serata: Maurito è stato lasciato nella bocca della BBC, Higuain ha trovato troppo poco la porta. Infatti è Cuadrado ad aver pescato il jolly e Dybala ad aver sfiorato il centro. Ettore, che all’andata aveva punito Achille, si è preso uno scontro di tregua.
Tante polemiche. C’era un rigore
Come da tradizione, il Derby d’Italia deve far sempre parlare di sé. Il grande imputato è nuovamente Rizzoli e il suo arbitraggio. Dubbia l’espulsione diretta di Perisic per proteste, così come, più che il tanto discusso intervento su Icardi, dubbio è il contatto in area Lichtsteiner (non sanzionato per bestemmie. Rischia invece Icardi per un finale gesto di stizza)-D’ambrosio, vistosamente trattenuto per la maglia. Ma anche questa volta abbiamo visto il rito giusto, abbiamo avvertito qualcosa di ancestrale. Anche questa volta è valsa la pena di parlare di Juve-Inter.