“Difendere la nostra Europa”, è questo il titolo dell’incontro internazionale tenutosi sabato 14 gennaio a Torino e che ha visto per la prima volta giungere in Italia i rappresentanti giovanili di Jobbik, il partito ungherese alla destra (ed all’opposizione) del premier Viktor Orbán. Ad organizzare l’evento i giovani della Sezione Mikis Mantakas, aderenti al movimento giovanile di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale, e legati a Maurizio Marrone, trentatreenne, da anni punto di riferimento della destra sociale torinese. Ospite all’interno degli spazi dell’OSA Lingotto, l’occupazione a scopo abitativo per italiani, che da tre anni è anche divenuta un vero e proprio avamposto del pensiero non allineato, il responsabile dei rapporti esteri della Gioventù di Jobbik, Szabolcs Szalay, per tutta la serata si è confrontato con Edoardo Cigolini (Sez. Mantakas), Daniele Saponaro (Presidente di Gioventù Nazionale Roma) e Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia). A moderare l’incontro, incentrato su: Europa, difesa dei confini e tutela dei valori tradizionali, sono stati invece i giornalisti de “la Stampa” e de “IlSole24Ore”, Giorgio Ballario ed Augusto Grandi. Soddisfatti della riuscita dell’evento gli organizzatori, che hanno dichiarato: “Siamo sicuri che il convegno tenutosi all’Osa Lingotto, sia il primo importante passo per la costruzione di legami forti tra i giovani europei di Gioventù Nazionale e Jobbik Ifjúsági Tagozat. Con Jobbik, infatti, condividiamo la medesima visione del mondo: la pensiamo allo stesso modo riguardo alla difesa dei valori greco-romano-cristiani, in merito alla lotta contro l’immigrazione incontrollata, ed alla necessità di riformare l’Unione Europea. Sogniamo, infatti – hanno proseguito i ragazzi della Sezione Mantakas -, un’Europa nuova e diversa. Un’Europa che tuteli la famiglia tradizionale e che dia precedenza ai suoi figli piuttosto che agli ultimi arrivati dal resto del mondo. Un’Europa grande e forte, capace di difendere i suoi interessi geopolitici e non più schiava delle banche e degli Stati Uniti. È proprio per questo motivo che l’evento di cui siamo stati promotori assume un ruolo cruciale nelle prospettive di azione future. Se oggi vogliamo davvero cambiare il nostro paese e l’Europa – hanno concluso – occorre, infatti, uscire dai confini italiani e stringere rapporti e collaborazioni con tutte quelle migliaia di giovani patrioti europei che combattono la nostra stessa battaglia”. Un entusiasmo, quello dei dirigenti della Sez. Mantakas, condiviso anche dall’ungherese Szabolcs Szalay, che intervistato da Augusto Grandi e Giorgio Ballario ha potuto anche fare un preciso quadro sulla situazione ungherese e sull’ascesa di Jobbik.
Quanti sono i vostri iscritti e quali sono le vostre principali attività a livello giovanile?
“Su di una popolazione ungherse di 9 milioni di abitanti, ad oggi, il nostro partito conta circa 16mila iscritti, a cui vanno sommati 3mila giovani della Gioventù di Jobbik. Siamo però in costante crescita. Il nostro partito è infatti il secondo del paese, con oltre il 20% dei consensi. Secondo una recente ricerca internazionale, inoltre, il 53% dei giovani ungheresi tra i 18 ed i 35 anni sono simpatizzanti di Jobbik. Le nostre principali attività sono la difesa della cultura e delle tradizioni ungheresi, il supporto al partito durante la campagne elettorali e l’organizzazione di cortei, manifestazioni e campi estivi di approfondimento”.
A quali principi e progetti politici fate riferimento?
“Jobbik è nato come un partito conservatore di destra basto sui valori cristiani. Oggi però le nostre battaglie si sono molto allargate e ci permettono di rappresentare gran parte delle fasce popolari una volta rappresentate dalla sinistra. Siamo un partito del 21esimo secolo. Il nostro obbiettivo non è più quello di basarci su divisioni ideologiche del secolo passato, bensì quello riunificare la frammentata società ungherese e di dare una prospettiva a tutti coloro che vogliano ricostruire il nostro paese”.
Qual è la consistenza parlamentare di Jobbik a Budapest e a Bruxelles?
“Alle ultime elezioni parlamentari in Ungheria abbiamo preso il 20,5% dei voti e conquistato 23 seggi su 199. Alle elezioni europee abbiamo invece eletto tre eurodeputati, che si trovano oggi nel gruppo dei non iscritti”.
Sono ipotizzabili forme concrete di collaborazione con Gioventù Nazionale? Se sì, su quali basi?
“Siamo molto felici di essere stati invitati a questo importante incontro, che è già, di fatto, una prima forma di collaborazione. Tra di noi abbiamo molti punti in comune: vediamo gli effetti negativi della globalizzazione, condividiamo le critiche all’UE, la battaglia contro l’immigrazione di massa, la preservazione della nostra identità nazionale contrapposta al multiculturalismo, l’opposizione al TTIP ed alla CETA, il dissenso riguardo alle sanzioni contro la Russia. Tutti temi, quindi, che possono servire come ottima base di collaborazione”.
In Italia alcuni partiti guardano con interesse a Orban, benché il suo partito faccia parte del Ppe: come sono i rapporti tra Orban e Jobbik e quali le differenze?
“Orban ha iniziato la sua carriera politica nei giovani comunisti, poi all’inizio degli anni ’90 è divenuto liberale, per poi cambiare nuovamente e divenire conservatore all’inizio degli anni 2000. Un vero camaleonte che dice ciò che la gente vuole sentirsi dire e che ha fatto sue, per opportunismo, le battaglie che Jobbik portava avanti da anni. Oggi è leader di un governo che non ha nulla di cui parlare se non di immigrazione, dimenticandosi di tutti gli altri problemi che affliggono il nostro paese, dal lavoro alla corruzione. Il governo di Fidesz, guidato da Orban, è il più corrotto dal 1990, con consulenti miliardari ingaggiati senza un reale contratto ed oligarchi e uomini d’affari con legami con il terrorismo in Medio Oriente. La nostre ricette per l’Ungheria sono ben diverse: fermare immediatamente la corruzione ad ogni livello dello stato, rinforzare la difesa dei confini ristabilendo la polizia di frontiera, e riunire la società ungherese riducendo le disiguaglianze. Vogliamo arrivare agli standard di vita dell’Europa occidentale, e aumentare i salari”.
In Italia nei movimenti giovanili di destra vi è sempre stata una forte identificazione con l’insurrezione ungherese del 1956: qual è la vostra valutazione sul fenomeno?
“Lo spirito del 1956 è diventato parte dell’identità ungherese, ed ha rappresentato il primo tassello della battaglia contro il comunismo. Nel ’56 gli ungheresi combatterono per la pace e la sovranità contro l’esercito più forte del mondo e siamo veramente fieri del fatto che tra i nostri membri vi siano ancora persone che presero parte alla rivoluzione. L’Italia ha poi un posto speciale nel cuore dei nostri giovani perché la popolare canzone “Avanti ragazzi di Buda”, cantata nelle nostre commemorazioni, è nata in questa terra”.
A distanza di tanti anni da quegli episodi e dal crollo del comunismo, qual è oggi la vostra valutazione sulla politica estera della Russia di Putin?
“Sfortunatamente nel mondo occidentale vi è un’isteria contro la Russia di Vladimir Putin. Il fatto che questo paese abbia giocato un ruolo attivo nel mondo negli ultimi anni ha portato molti politici ad assumere posizioni ostili contro la Russia, e di paragonarla all’Unione Sovietica. Noi, invece, pensiamo che la Russia sia sia uno dei giocatori chiave dello scacchiere internazionale e che non possa essere ignorato. Invece di cercare di isolare e sanzionare la Russia, dovremmo cercare punti di collaborazione, specialmente nelle regioni dell’Europa centrale e contro il terrorismo. Non dobbiamo però scambiarla per un’organizzazione caritatevole. È pur sempre una potenza mondiale e come tale cerca di sfruttare al massimo la sua influenza sia politica sia economica. Non è nostro interesse divenire una zona di influenza russa, ma occorre collaborare con la Russia sulla base di vantaggi comuni”.
L’Ungheria fa parte dell’Unione Europea dal 2004 ma negli ultimi anni si è spesso trovata in contrasto con le direttive di Bruxelles: qual è la vostra opinione sull’Ue?
“L’Unione Europea è attualmente distante dagli ideali dei suoi padri fondatori. Invece di servire gli interessi dei suoi cittadini e delle sue nazioni, serve gli interessi delle lobby internazionali. Servono riforme sia in campo economico che politico, prima tra tutte la garanzia di salari equi in tutti i paesi. La crescita dei movimenti patriottici in Europa, però, ci infonde speranza e siamo sicuri che sia possibile invertire la rotta”.