Se un marziano, non quello metaforico di Ennio Flaiano, ma un normale essere umano non aduso però alle sottigliezze e alle tortuosità della politica italiana volesse immaginarsi il 2017 avrebbe poco materiale per fantasticare. In men che non si dica comprenderebbe ogni piccolo anfratto dell’agire politico e magari perché le azioni di governo (di qualunque governo) appaiano sempre prive di lungimiranza e di prospettive concrete.
Pur cimentandosi con un’analisi epidermica e scolastica, sin da subito si accorgerebbe che il Governo attuale è titolare di un contratto a tempo determinato, o meglio, di un voucher a firma Matteo Renzi. Perché il presidente Gentiloni seppure fosse capace di arrivare a fine legislatura dovrebbe comunque muoversi col freno a mano tirato. Nonostante il Console toscano continui a fingere di essersi allontanato dalla politica ed adotti astuzie mediatiche da Machiavelli in sedicesima, è chiaro che egli stia rinserrando i ranghi per un eventuale ritorno da primattore.
C’è da aggiungere che il persistente stallo del centrosinistra è concepibile anche per carenza di opposizione. Nel centrodestra, infatti, le cose vanno anche peggio. Forza Italia vive nel limbo. La destra rappresentata da Fratelli d’Italia non si schioda dal 4% mentre quella riprodotta su scala nazionale da Salvini non riesce in alcun modo a rappresentare l’intero blocco dell’elettorato non di sinistra. E poi ci sono i ‘grillini’ che, pur mantenendo inalterate le percentuali di consenso, continuano a palesare la consueta disorganizzazione strategica. Confusione che oltretutto non tende a scemare per via delle continue prese di posizione di Beppe Grillo il quale non avendo deciso ancora cosa farà da grande, impedisce allo stesso tempo ai suoi parlamentari di maturare una definita cultura politica.
Questo dunque lo scenario. Una tragicommedia dove non si concepiscono strategie di lungo periodo e ci si attarda sulle tattiche e su alleanze e scelte programmatiche che incidono nel breve. Una scenografia saggiata mille altre volte che si palesa nelle due classiche biforcazioni: 1) Le questioni importanti, su tutte la crisi economica e i flussi migratori, vengono definite ‘epocali’ in modo da depotenziarle della loro carica sociale esplosiva ed evitare già in premessa una qualsiasi amara elaborazione concettuale e perciò una risposta in termini concreti e politici; 2) Le questioni quotidiane, seppur anch’esse non trascurabili, sono invece decifrate all’interno di quel mondo misterioso e corrotto che si occulta dietro la parolina magica di ‘’emergenze’’ che, essendo tali, non necessitano per loro natura di alcun approfondimento analitico ma solo di essere affrontate con speditezza.
Tragicommedia, solo tragicommedia!