L’intervento dell’eurodeputato forzista Stefano Maullu sulla querelle della scalata di Vivendi a Mediaset
La spregiudicata operazione con cui i francesi di Vivendi tentano la scalata a Mediaset è un segnale inquietante per una grande azienda italiana, terminale di una filiera culturale che occupa decine di migliaia di persone e che offre contenuti gratuiti per la totalità degli utenti televisivi. Ma non solo. Rappresenta uno schiaffo al nostro paese, al governo e agli organismi di controllo, perché viola basilari norme UE sul mercato e sulla concorrenza. Le prove del complotto, dell’illiceità della scalata e dell’atteggiamento formalmente scorretto di Bollorè si deducono anche dai tempi dell’operazione. Le OPA si conducono di giorno, con regole e meccanismi basati su trasparenza e libertà di adesione. Il colpo di Vivendi si è compiuto di notte, quando gli altri investitori non avevano possibilità di reagire. Quella notte vivrà nella storia della nostra economia marchiata dall’infamia. Provate ad immaginare se, invece di una scalata di Vivendi a Mediaset, fosse avvenuto il contrario. Provate a pensare se il Cavaliere avesse osato pensare di diventare il proprietario di Canal Plus. Se la storia economica Francese ci ha insegnato qualcosa è che sarebbe stato del tutto impossibile. In Francia lo Stato non è arbitro, ma dodicesimo, potentissimo, giocatore. Ecco, per quale motivo noi dobbiamo ritrovarci ad osservare un 12% di Mediaset, il più grande impero televisivo Italiano, finire in mani ostili, senza intervenire? Perché accettiamo supinamente questa asimmetria? Cos’ha di autenticamente economico questa operazione? Cos’è, se non un’operazione di rapina legalizzata da baroni predoni? Cosa resta della moralità e dello scopo sociale d’impresa? Nulla. E nulla, a questo punto, va concesso a questi novelli Alì Babà, per non trovarci in casa I quaranta ladroni. Che si aggiungerebbero agli abitanti abituali di quella spelonca di ladri che è la finanza internazionale. ‘Zitti, parla il padrone’. Questo il modello di Televisione di Bollorè, il barone predone Bretone che vorrebbe una tv al servizio di chi paga. In punta di piedi. Che copra con le risate il ghigno di chi lucra su un muro di disinformazione, al servizio del padrone. Una televisione che in Italia metterebbe definitivamente la museruola a programmi come Quinta Colonna o Matrix. È questo che vogliamo come futuro informativo? Cosa siamo disposti a sacrificare pur di rispettare norme Europee che, a tutta evidenza, valgono solo per noi?La difesa di un settore strategico, nel senso proprio del termine, come le telecomunicazioni non è una battaglia di parte. L’unica parte da difendere qui è quella dell’Italia e degli Italiani. Per questo bene hanno fatto Gentiloni e Calenda a difendere un asset come Mediaset dalla scalata ostile di un finanziere che ha più interesse a danneggiare il gruppo, per togliersi un concorrente, che a farlo crescere. Se accettiamo l’idea che l’Italia è fallita ed in svendita, infatti, rischieremmo di perdere ben più che un’azienda. Oggi è Mediaset tramite le azioni, domani sarà l’Italia intera tramite lo spread. Esiste un regolamento UE sugli abusi di mercato, una direttiva relativa alle sanzioni penali in caso di abusi. Inoltre l’articolo 12 del Regolamento UE 596/2014 individua puntualmente l’abuso di mercato come l’insieme di una o più condotte che da un punto di vista economico pregiudicano la funzione allocativa del mercato degli strumenti finanziari con ripercussioni sulla regolare formazione dei prezzi, ovvero impediscono una piena ed effettiva trasparenza del mercato, requisito fondamentale affinché tutti gli attori economici siano in grado di operare su mercati finanziari integrati. E’ chiaro che il gruppo Vivendi sta intraprendendo una azione che ricalca la condotta individuata dall’articolo 12 del regolamento UE 596/2014 e in questo senso si tratta di vera e propria violazione. Sono troppi gli intrecci francesi contro il nostro Paese, troppi i fronti aperti. In uno strano silenzio, sta succedendo qualcosa di inquietante. Bolloré, dopo Generali e Mediobanca, silente partner della scalata a Telecom, attacca in maniera spregiudicata e contro ogni normativa di legge Mediaset. Sociéte Générale prenderà a breve il controllo di Unicredit, sottoposta a una pesante cura da cavallo con decine di migliaia di posti di lavoro in meno. Quindi Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali, entrambi francesi, entrambi amici di Vincent Bolloré. E’ in atto un attacco al cuore del sistema economico e industriale italiano: Mediobanca, Generali, Telecom, Mediaset e tutte le relative diramazioni. La politica e questo governo insieme gli organi di controllo non possono più stare a guardare. A Bolloré grande amico del non rimpianto Sarko’, da parte degli Italiani deve arrivare un messaggio chiaro: l’Italia non è un porto africano in cui fare montagne di soldi speculandosul nostro sistema industriale.
*eurodeputato di Forza Italia