Un testo di terribile attualità, con il senso dell’”ultima chiamata” ai popoli europei, dell’ultima indicazione sul famoso “che fare?”. Oswald Spengler (1888-1936), dopo l’affresco di morfologia della storia scritto fra il 1918 e il 1922 (due volumi), Il tramonto dell’Occidente, nel quale indicò la fine delle civiltà europee e bianche descrivendo lo scontro e l’alternanza delle varie razze e civiltà, scrisse un volume, pubblicato nel 1933 in Germania e nel 1934 in Italia, dal titolo Anni della decisione (nella prima edizione, tradotta da Vittorio Beonio Brocchieri, era Anni decisivi, titolo più immediato ma meno aderente all’originale). In questo libro sottolineò il pericolo e l’emergenza per l’Europa e per i popoli europei: due rivoluzioni che potranno cancellare millenni di storia e di civiltà. La rivoluzione bianca, quella delle masse, delle plebi, che mirerebbe ad abbattere il sistema di governo tradizionale portando al potere le ideologie scaturite dall’illuminismo, come il comunismo e il socialismo. A queste ideologie Spengler oppose il prussianesimo, inteso come visione del mondo gerarchica e suprematista, non come appartenenza geografica o biologica alla Prussia. E accennò al periodo di “anarchia”, che si affermò nel primo dopoguerra, quello della democrazia, inteso come momento di transizione che portò – già allora – segni di decadenza come corruzione delle classi dirigenti, sradicamento delle comunità, prevalenza dell’individualismo, asservimento ai poteri forti dell’alta finanza. Destra e sinistra, considerate le cause di tutto ciò, per Spengler sono in realtà articolazioni dello stesso potere. La seconda rivoluzione cui dover far fronte è quella di colore, delle masse del Terzo mondo che vorranno invadere l’Europa. Cosa che già sta avvenendo da qualche decennio. Spengler analizza la decadenza della civiltà bianca e prospetta una soluzione: la riscoperta delle radici per ritrovare un denominatore comune fra i popoli europei.
*Anni della decisione, Clinamen ed., Firenze 2016, pagg. 212, euro 15,90