Se c’è un uomo che può sintetizzare e riassumere nella sua parabola i fallimenti degli ultimi campionati dell’Inter questi è il signor Gabigol, capocannoniere salutato come il nuovo Ronaldo e finito come un Lampros Choutos qualsiasi.
Trenta milioni è costato il brasiliano più corteggiato del mercato. Lo volevano tutti e dato che se una cosa piace significa che sicuramente è buona, l’Inter cinese se l’è aggiudicato mettendo sul piatto soldoni pesanti. Poi è successo che Frank de Boer l’ha messo in naftalina. E dopo ancora è accaduto che Stefano Pioli non se la sente proprio di toglierlo dall’armadio della nonna.
Trenta milioni, buttati. Poi dice che era Moratti il pazzo spendaccione. Gabigol, giovanissimo, non è pronto per il campionato italiano. Dicono che si sia montato la testa. Eh, ma se vi avessero cercato da mezza serie A anche voi vi sareste esaltati. Sicuramente. Ma il brasiliano pare che sia proprio scarso (altrimenti perché non lo fanno giocare manco alla tedesca fuori la Pinetina? Perché il ragazzo è costretto a postare penosi fotomontaggi di lui videogioco vestito di nerazzurro per annunciare le partite del club sui social? Perché vuole tornare a giocare al Santos?) e allora bruciamolo subito.
Ecco, il fallimento è tutto qui. Non nel calciatore in sè, che sicuramente ha bisogno di tempo per ambientarsi, per tornare con i piedi per terra e metterli al servizio della squadra. Ma in una società che pretende tutto e subito e perciò non riesce a programmare un tubo. E coinvolge in questa tarantella anche il signor Javier Zanetti a cui demandano gli annunci scottanti e/o potenzialmente polemici proprio per azzerare subito ogni caos coi tifosi.
L’Inter deve capire che occorre fermarsi un attimo, respirare e poi ripartire dopo aver rimesso in ordine le idee. Le stesse cose che dovrebbe fare il fantasma Gabigol per dimostrare la sua esistenza. Ma certe cose, negli uffici nerazzurri, sono sfuggenti e poco realizzabili.
@barbadilloit