L’unione Europea cambia; non perdiamo il treno della storia. Il “No” italiano dimostra che i popoli europei non vogliono più piani di salvataggio di euro e banche.
Esattamente come David Cameron prima di lui, Matteo Renzi non ha esitato a mettere il suo seggio in pericolo. Da questo lato, merita il nostro rispetto. Contrariamente a François Hollande e Nicolas Sarkozy, il premier italiano ha reso la parola al suo popolo. Dev’esser duro incassare una (tale) sconfitta, per quest’ambizioso. Rinnegato da circa il 60% degli italiani che hanno rifiutato la sua riforma del senato. In fondo, la reale questione posta agli italiani, all’interno della grande tradizione storica plebiscitaria, era per sapere se essi avessero mantenuto la loro fiducia a Matteo Renzi. Prendendo atto del suo fallimento, il premier italiano ha immediatamente reagito, dichiarando: “la mia esperienza di Presidente del Consiglio si ferma qua. […] il No ha vinto in maniera straordinariamente netta […] noi abbiamo offerto agli italiani l’occasione di cambiare le cose attraverso una proposta semplice e chiara. Non abbiamo raggiunto (il nostro obiettivo). Mi assumo tutta la responsabilità della sconfitta. Ho perso, e lo dico a voce alta, anche se con la gola serrata.” Il Premier salirà a breve al palazzo del Quirinale per presentare le dimissioni al Presidente della Repubblica.
Questo “No” massiccio, è, in primo luogo, un rifiuto della social-democrazia europea, ormai al potere da decenni. L’Italia sta ancora pagando duramente le misure di Austerity, senza riuscire a ritrovare il suo vigore sul piano economico. Alla stregua degli Stati Uniti d’America e della Rust Belt che hanno votato in massa Donald Trump, a novembre, il Mezzogiorno ha rifiutato il piano di Matteo Renzi, che avrebbe comportato la più importante riforma costituzionale dalla fine della monarchia, talvolta con proposte drammatiche per il Partito democratico: lo testimonia il punteggio del 70% per il “No” in Campania.
Le elezioni comunali avevano già iniziato il processo di sfiducia a Matteo Renzi, espropriando il di lui partito dalle città di Roma e Torino. Ora, chi ne approfitterà? Il nostro alleato della Lega Nord, Matteo Salvini? Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia? Renato Brunetta, il vecchio lupo di mare di Forza Italia? Luigi Di Maio, vedetta del Movimento 5 Stelle? Il gioco politico italiano è di una complessità immensa, particolarmente difficile da seguire, da parte di uno straniero. Compresi noi, Francesi, che siamo degli Italiani dal cattivo umore… Una cosa è certa, tuttavia, e noi dobbiamo gioirne: gli Europei disapprovano sempre di più i capi politici scelti dalle istituzioni sovranazionali. Il “No” è stato anche una sconfitta di Claude Juncker e consorte!
Il “No” italiano dimostra che i popoli europei non vogliono più piani di salvataggio di euro e banche, ovvero, assai precisamente, il programma che proporranno François Fillon, Emmanuel Macron e il candidato socialista ai Francesi per le prossime presidenziali. Che peccato, per la sconfitta sul filo di Norbert Hofer, nostro alleato del FPO. Domani, l’Austria ritroverà, a sua volta, dirigenti che proteggeranno la sua identità, questo non è che solo un rinvio (al futuro prossimo). La costruzione dell’Unione Europea fu un processo lento e difficile, la sua rifondazione non sarà da meno.
*Europarlamentare FN