A Torino, da qualche anno, più di un migliaio di clandestini occupa abusivamente alcune palazzine costruite per le Olimpiadi invernali del 2006. Non pagano le bollette della luce, ovviamente. E altrettanto ovviamente non vengono sgomberati perché non è politicamente corretto. Una ragazza italiana, disabile, è stata anche violentata e lo spaccio è diventato un’attività assolutamente tollerata. Tanto nessuno arresta questi signori. Che, sicuri dell’impunità, scorrazzano per il quartiere e creano scontri con gli indigeni. Non tutti gli indigeni, però, sono così tolleranti e capita che un paio di petardi vengano fatti esplodere davanti alle palazzine. Provocando la fuoruscita di centinaia di clandestini che distruggono un po’ di quartiere, tanto per far notare chi è a comandare. Il sindaco non rimane certo con le mani in mano. E chiede un immediato intervento della giustizia. Contro i clandestini che occupano le palazzine? No, ovviamente. Contro gli italiani che li infastidiscono. Mentre il quotidiano dei migranti, la Busiarda, intervista uno degli occupanti che spiega che sono stati gli indigeni a volerli nelle palazzine. Una menzogna totale ed evidente. Per tutti tranne che per chi realizza l’intervista. Ed ora, di fronte ad un quartiere impaurito ed anche intimidito dalla giustizia a senso unico, si sta pensando a trovare nuove soluzioni abitative per gli irregolari. Dunque, gli italiani senza casa si devono arrangiare, i clandestini che hanno compiuto un reato occupando le palazzine devono avere un alloggio confortevole pagato dalla collettività. Ovviamente non è un problema solo torinese. Certo non è un problema di Capalbio dove i migranti non arriveranno perché il prefetto ha deciso che la località turistica frequentata dalla sinistra radical chic non deve essere infastidita da presenze di gente che non ha il pulloverino di cachmere. I migranti possono e devono andare a Goro, occupando l’unico locale pubblico della frazione di Gorino. Tanto è una località per un turismo di sfigati che magari non votano neppure bene. Dunque possono essere penalizzati. E non devono protestare, se no i media partono con le campagne sul razzismo e chi difende casa propria diventa un troglodita che non ha capito il beneficio della globalizzazione. E come ripete sempre Franco Debenedetti, uno dei responsabili della distruzione di migliaia di posti di lavoro all’Olivetti, la globalizzazione ha fatto bene a tanta gente nel sud del mondo. Se qualche pescatore dell’Adriatico è alla fame, chissenefrega. Può sempre andare a lavorare come lacché nella casa di qualcuno degli oligarchi che guidano questo Paese. Un tozzo di pane gli verrà fornito. Un salario no, perché è politicamente scorretto ed è pure una richiesta da populisti.