Donald Trump va alla rivoluzione. Ha detto che sfilerà gli Stati Uniti dal Ttp, il trattato per il commercio con le aree del Pacifico, fiore all’occhiello dell’amministrazione Obama. È un annuncio che ha il sapore di un gancio in volto alle oligarchie che hanno sostenuto la corsa alla Casa Bianca di Hillary.
La questione del Ttp non è da prendere sottogamba, è strategica e sembra fissare le linee guida dell’agenza del presidente eletto una volta diventato ufficialmente l’inquilino della Casa Bianca. Non farà chiacchiere, Trump. Gli Usa si ritirano, se non sarà isolazionismo poco ci manca. La rivoluzione vera, nel caso in cui all’annuncio dovessero seguire finalmente i fatti, è che per la prima volta un presidente americano mantiene la più grande delle promesse: il mondo se la pianga per i fatti suoi. E il mondo, tra cui noi, non può che ringraziare.
L’annuncio di Trump ha sconvolto i capi di stato asiatici e dell’Oceania che avevano sottoscritto l’accordo con Obama. Il Ttp è stato il primo passo mosso dagli Usa fuori dalle Americhe per creare l’obiettivo di un mercato unico globale. La strategia è quella che ha portato ai lavori per il Ttip in Europa che la Germania, una volta tanto, ha fatto saltare. E mentre c’era già il progetto elusivo del Ceta, cioè di un mercato unico con il Canada, legato agli States dalla Nafta, Trump fa saltare il tavolo.
@barbadilloit