E’ difficile, nelle ore dell’emozione per la sua scomparsa, parlare di Gaetano Rasi. Verrà il tempo per approfondirne l’opera, il suo settantennale, appassionato impegno di paladino di quel “Progetto Politico Alternativo”, a cui ha dedicato il suo ultimo libro. Intanto qui ci preme ricordare l’Uomo, l’Intellettuale, il Politico, nella consapevolezza che i diversi ambiti della sua azione, nel senso poundiano delle “Idee che diventano azione”, vennero sempre vissuti da Rasi in un unicum organico.
Innanzitutto con l’entusiasmo del “militante”, forte della propria identità ideologica e dei propri doveri verso una Storia ed un sistema di valori che andavano vissuti nell’attualità, “senza rinnegare, né restaurare”. Questo suo entusiasmo Rasi riusciva a trasmetterlo agli altri, attraverso l’instancabile impegno organizzativo, la sua chiarezza metodologica ed insieme la sua capacità di “fare squadra”, qualità rara in un ambiente spesso diviso dai personalismi. Le sue esperienze politico-organizzative ne sono una bella conferma: dall’Istituto di Studi Corporativi, del quale è stato direttore dal 1970 al 1992, al ruolo ricoperto nell’organizzazione dell’ Assemblea Nazionale Corporativa (1974), alla creazione (1981) della Fondazione Ugo Spirito (attualmente Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice) alla più recente esperienza del CESI (Centro Nazionale di Studi Politici), sodalizio impegnato sui crinali della riforma presidenzialista e della partecipazione sociale. In ognuna di queste esperienze Rasi è riuscito a trasfondere non solo la sua grande competenza di economista e di giurista ma anche il suo entusiasmo e la sua fantasia progettuale.
Ne è testimonianza la sua ricca produzione di saggista, dalle prime esperienze sulle riviste dell’impegno giovanile, con “Cantiere” (1950-1953) e poi con “Carattere” (1954-1963), ad una rivista anticonformista come “L’Orologio” (“Casa comune di intellettuali critici, ma non distaccati – scriverà lo stesso Rasi, ricordandone il percorso – e tantomeno frazionistici (…) Fucina culturale creativa che in molti lasciò profonde e feconde tracce”) alla “Rivista di Studi Corporativi” (1971-1992) in cui trasfuse tutta la sua matura consapevolezza sul valore della dottrina corporativa, vista non solo quale risposta alle insufficienze dello Stato liberal-democratico, ma soprattutto “ … quale concezione specifica per interpretare ed esprimere la nuova società della partecipazione diffusa e delle decisioni decentrate nell’ambito della programmazione unitaria e per realizzare la nuova economia prodotta dalle tecniche avanzate e dalle comunicazioni in tempo reale”.
Di questa sua “visione” Rasi ha informato la sua attività di docente universitario, di “tecnico” e di politico: nella sua veste di Consigliere di Amministrazione dell’Agenzia per il Mezzogiorno (1986- 1992), di componente l’ Autorità Garante per la protezione dei dati personali (2001-2005), di responsabile del Dipartimento per la Politica Economica e Sociale del Msi e di Alleanza Nazionale, di Deputato nella XII legislatura. Senza peraltro mai venire meno al suo impegno di intellettuale, impegno contrassegnato da una ricca produzione di saggi su temi economico-sociali e da una costante azione di conferenziere, brillante ed acuto.
Lo ricordiamo, con lo spirito degli allievi impegnati ad onorare il Maestro, nella continuità e nell’evoluzione di un’Idea, che – come ha scritto Rasi – “tende a realizzare la democrazia sostanziale in contrapposizione alla democrazia solo formale dei regimi liberisti e partitocratici, tendenzialmente oligarchici e indifferenti allo sviluppo solidale della comunità alla quale appartiene un popolo nella sua consapevolezza”. Una sfida rivolta all’avvenire, che parla all’attualità.
Questo era Gaetano Rasi: uomo dell’oggi, con lo sguardo rivolto al domani. In tempi di bassa tensione culturale e spirituale un Esempio a cui guardare.