Torna la tentazione della dittatura del politicamente corretto: il cellulare che possiedono le signore risponde, pensate un po’, al maschile “sono occupato”, invece di “sono occupata”. Per un grande quotidiano italiano è un fatto su cui non si poteva assolutamente tacere e che andava pubblicamente denunciato per le opportune sanzioni, fossero solo morali.
Da ciò un profluvio di considerazioni sociologico-moralistiche, appunto, e una serie di ipotesi alquanto surreali che forse non tengono conto di una banalità che non è passata per la mente ai due indignatissimi autori di un grande quotidiano, presi dalla loro foga: la registrazione della voce è univoca dato che non vi sono cellulari rosa e azzurri da vendere separatamente a maschietti e femminucce. A meno che il proprietario/a non si registri personalmente i messaggi di servizio. Però, state sicuri che si arriverà anche a questo e nei negozi vi saranno vetrinette per i telefonini “da uomo” e per quelli “da donna”, in modo da accontentare i fanatici del gender.
E’ uno degli ultimi casi, forse il più paradossale ma che sarà presto superato, di dove sia giunto certo conformismo genderista. Ma non c’è da meravigliarsi, la grande stampa è ormai organo unico della “correttezza” su tutti i piani: non solo politico, storico e filosofico, ma anche umanitario, morale, religioso, sessuale, linguistico e alimentare (vegetariani e vegani sono gli eroi dei nostri giorni). Non c’è argomento “femminile” che non sia sparato su sette colonne, non c’è una qualsiasi “impresa” di donna che non vada in prima pagina per ovvia che essa sia, non c’è che un linguaggio adatto alla nuova temperie e imperversano sindaca e assessora con risultati spesso grotteschi. Aspettiamo medica, rettora, presidenta, insegnanta, giudicia. Ma anche leona, cana, tigra, elefanta. Il problema irrisolvibile sono infatti i noni che terminano in e, ma il collettivo femminista interno e comitato di redazione sapranno brillantemente risolverlo.
Il fatto che si addirittura a denunciare il “baco maschilista” nel sistema Android è significativo dell’aria che tura negli ambienti che, con la loro professione, condizionano l’opinione pubblica e vogliono indirizzarla coattivamente verso il gender correct (lo chiamano così) che presto diventerà Lgbt correct. Anche loro, denunciando questo terribile episodio, portano un personale contributo al conformismo generale, usando toni accusatori che nulla hanno a che vedere con la recente conquista dei “diritti” linguistici imposti dall’alto a suon di ricatti moralistici. E infatti si parla financo di “giallo delle responsabilità”, interpellano persino Google e concludono che nessuno vuole restare col “cerino in mano” per una colpa che solo loro considerano tale, cioè aver registrato una voce al maschile in un cellulare che viene comprato e poi usato sia da uomini che da donne… Insomma, una sciocchezza in sé che fa indignare i paladini maschi del politicamente corretto femminile creando un caso nazionale ed enfatizzando oltre ogni buon senso una faccenda minima in modo da non passare più sotto silenzio in seguito, dal loro punto di vista, altre occasioni similari e denunciare al mondo l’infame complotto maschilista che non vuole riconoscere la dignità delle donne e dei Lbgt ignorandone l’identità. Di questo passo ogni denuncia è possibile e guai a chi non si conforma…
La grande stampa ha peraltro già fatto scuola. Il Codacons, che una ne fa e cento ne pensa per arrivare all’onore delle cronache, ha chiesto provvedimenti alla Federazione calcio contro l’allenatore del Torino che ha apostrofato i suoi giocatori con un “non si può essere maschi in casa e femmine in trasferta” (Il Giornale, 3 novembre). Una insopportabile offesa alla dignità femminile…
E siamo solo inizio, cari miei.