“Celebra l’eroe, non il rifugiato”, con queste parole i ragazzi del Blocco studentesco di Lecce, Nardò, Casarano, Brindisi, Barletta, Foggia e Bari hanno ricordato, ieri, l’epopea dei soldati nel giorno del novantottesimo anniversario della fine della Prima guerra mondiale, accodandosi a tutte le azioni organizzate nell’intero Paese.
Quasi un secolo dopo è cambiato tutto
“La vittoria della guerra ha avuto un prezzo altissimo: la vita di migliaia di soldati che hanno tracciato col proprio sangue i confini della nostra Nazione. A quasi un secolo dalla fine del primo conflitto mondiale – si legge in una nota diffusa dal movimento – il ricordo dell’eroico sacrificio dei nostri connazionali è più vivo che mai, soprattutto per contrastare e arginare la follia boldriniana. Non sarà un meschino tentativo di sostituzione dei popoli a vanificare la grandezza dell’eroica impresa di tutti i giovani caduti in guerra.”
L’esempio eroico per il riscatto
“La crisi morale, culturale ed economica che sta annichilendo il presente può essere superata ripartendo dall’esempio di grandezza che i nostri eroi ci hanno lasciato come monito. Credere nella Vittoria e nel riscatto, come i nostri avi che, col sacrificio della propria vita, hanno dimostrato quanta bellezza risieda nella consapevolezza di essere artefici del proprio destino.”
Tra eroe e rifugiato…
Il Blocco Studentesco ha ribadito, nelle numerose manifestazioni, l’importanza del ricordo, dell’esempio glorioso, dell’impeto vitale di una Nazione intrepida e stretta attorno a sé stessa. Degna di essere Patria, sospinta dalla generazione ’99, fuoco dell’identità. Ripartire dal sacrificio e dalla Vittoria di quasi cento anni fa per capire la modernità, la ‘grande sostituzione’, la lotta del popolo e la putrefazione – o degenerescenza, per usare termini guénoniani – dilagante. Un attacco al boldrinismo e al modello del rifugiato.