Appunti da un campionato imperfetto. La Juventus è ritornata quella di trenta, quaranta anni fa. Quella antica, non bella da vedere, priva di un gioco che scaldi la tattica e il cuore, ma vincente. Gianni Brera la chiamava la Signora Omicidi. La Juve che dominava negli anni ’70-80 era gonfia di campioni: prima o poi tutti i migliori italiani finivano per indossarne la maglia. Poi arrivò Silvio Berlusconi e scompaginò le carte. “Il grande calmieratore del mercato” lo sfotteva, ma con una punta di rincrescimento, Gianni Agnelli. La Juventus si ritrovò a contendere i pezzi da 90 prima al Milan, poi all’Inter morattiana. Quindi venne la crisi seguita ai processi del 2006 e Madama si ritrovò a incassare i rifiuti di calciatori che solo un decennio prima avrebbero speso del loro pur di portare il domicilio a Torino. Totò Di Natale, bravino ma non cerno Ronaldo (né il brasiliano, né il portoghese) oppose il gran rifiuto.
Ora la Juventus è ritornata come quella di una volta, quasi in bianco e nero. Non è posseduta dalla feroce ricerca delle geometrie contiane, non ha l’equilibrio delle prime due stagioni di Allegri. Ha riempito il prato di fenomeni che, però, stentano ancora a sentirsi parte di un tutto. Alcuni, come Pjanic, non sono ancora usciti dal tunnel. Le imperfezioni della Juventus, però, rispetto a quelle delle altre vengono sublimate proprio dalla presenza di questi fenomeni che, insieme, non offrono un’idea di squadra, ma da soli fanno la differenza. Quadrado è uno dei pochi giocatori della serie A capace di saltare l’uomo e di creare la superiorità numerica che può concretizzare con cross o con tiri-gol come quello di Lione. Higuain, beh, è Higuain. Un gol ogni 98 minuti, una media superiore perfino a quella del 2015/2016.
La Juventus è già a più quattro sulla Roma e a più sette sul Napoli, cioè le due antagoniste meglio attrezzate. La Roma si sta dimostrando la rivale più ostile, ma è indebolita dagli infortuni e dalla mancanza di continuità. La stessa mancanza del Napoli, del Milan, della Fiorentina, dell’Inter (De Boer è nuovamente sulla black list). La Juventus ha perso due partite su 11, ma non ha sprecato punti in pareggi. Se i pentacampeao stanno offrendo un’immagine appannata, almeno per le attese determinate dalla superiorità indiscussa tra campo e panchina, le altre fanno ancora più fatica a mettere insieme più risultati positivi. Insomma, il più forte è il meno peggio. E così il gruppone centrale è foltissimo. Ne è uscita, con un balzo in avanti che rappresenta l’eccezione a quello che abbiamo appena detto, l’Atalanta di Giampiero “Gasperson” Gasperini, che avevo segnalato, scusate la botta di vanità, come sorpresa del campionato. Battendo il discepolo Juric, Gasperson e l’Atalanta dei giovani (italiani) hanno messo insieme 16 punti nelle ultime sei giornate, con cinque vittorie e un pari. Una media scudetto. (da La Gazzetta di Parma)