Beppe Grillo dà scacco a tutti, con ‘sta mossa di farsi bocciare la legge sul dimezzamento degli stipendi ai parlamentari. Bravissimo, Beppe. Chapeau. Adesso può ravvivare la campagna del no al referendum, rintuzzare le crisi amministrative pentastellate e confermarsi per gli italiani come unica alternativa al sistema post-consociativo che vede in Renzi il suo campionissimo.
La Camera ha spedito di nuovo in commissione la proposta di legge grillina che ha consentito a Luigi Di Maio di sgomitare un po’ sui social: “Chiediamo al Pd e a tutto il sistema dei partiti di ridursi lo stipendio della metà e di rendicontare. E chiediamo al premier di presentarsi in aula e di dare ai suoi inducazione di voto favorevole. La nostra proposta è semplice e funziona. Noi la attuiamo già da tre anni. Tremila imprese in Italia hanno ricevuto i soldi dal fondo del microcredito creato con quella parte dei nostri stipendi”.
Tutto scritto, tutto pronto. Come il post di Di Battista: “Oggi l’Italia intera si è resa conto che coloro che vanno in TV dicendo che occorre cambiare la Costituzione per tagliare i costi e per velocizzare il processo di approvazione delle leggi, sono gli stessi che hanno appena evitato addirittura di votare la legge per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. Neppure hanno avuto il coraggio di votare. È sotto gli occhi di tutti la loro ipocrisia, la loro meschinità, la loro mediocrità etica e morale. Per valutare invece le loro qualità politiche è sufficiente vedere come sta l’Italia. Io a novembre girerò il Paese in lungo e in largo. Venite con noi”.
L’Oscar di migliore attore va a Beppe Grillo, però, che salito in tribuna s’è goduto lo spettacolo non prima di presentarsi da agnellino carico delle più pie intenzioni in mezzo ai lupi famelici che il loro stipendio avrebbero difeso fino al sacrificio estremo della figuraccia in mondovisione. Sì, perché il M5S ha scoperchiato il bluff renziano del risparmio istituzionale (perché, se la questione è solo di soldi non votare una legge con spirito ecumenico?) e confermato i grillini come anti-sistema, anti-casta e unici interlocutori possibili per la pancia del Paese. Scacco, non matto, ma scacco. Chapeau, di nuovo.
A proposito, giusto perché siamo rimasti noi (in)felici pochi a seguirne le sorti, la destra parlamentare che cerca di rincorrere Grillo sul suo stesso tema conferma il momento di stasi ideale. Senz’offesa per nessuno, sia chiaro. Ma mettersi nella scia di Grillo come ha fatto la Meloni: “Fratelli d’Italia ha votato contro il rinvio in Commissione della proposta di legge del M5S sulle indennità dei parlamentari. Se la maggioranza rinvia puntualmente e con degli escamotage i provvedimenti in quota alle opposizioni il risultato è che vengono discussi solo i provvedimenti della maggioranza, come è accaduto con la nostra proposta sulle pensioni d’oro”. Salvini, giusto per dire, tace. Silente, preferisce rilanciare i fatti di Ferrara che, sicuramente, sui social sono molto più redditizi di like. Ma il rischio sappiamo quale è.