Lo scenario rovente tra occidente e Russia analizzato da Sergio Romano. Si deve al direttore Francesco Cancellato una puntuale intervista su Linkiesta nella quale l’ambasciatore focalizza le responsabilità dell’occidente e della Nato nell’escalation di scintille con Putin, e allo stesso tempo sottolinea come la vicinanza tra il leader russo e il candidato repubblicano Trump non abbia alcuna visione virtuoso…
Spiega Romano a Linkiesta: “La storia comincia parecchi anni fa. E per comprenderla fino in fondo bisogna provare a mettersi nei panni altrui e rendersi conto dello stato d’animo e della psicologia dell’avversario. Ad esempio non dovremmo dimenticare come la Russia abbia vissuto l’allargamento della Nato ai paesi che facevano parte del Patto di Varsavia e addirittura alle repubbliche baltiche che facevano parte dell’ex Unione Sovietica”.
La Russia ha valutato queste operazioni come “un atto ostile, una potenziale minaccia. Del resto, aprendo la Nato a a questi Paesi, che hanno vissuto con l’Armata Rossa in casa e che di Mosca hanno paura, ci siamo portati in casa la maggiore lobby antirussa. Peraltro, chi entra nella Nato, non entra in una qualsiasi alleanza. Entra in un alleanza fatta per combattere, con basi permanenti, un quartier generale, un comandante in capo, un presunto potenziale nemico”.
Il ruolo della Nato
“Consideri che chi entra nella Nato diventa automaticamente un cliente dell’industria bellica americana. Tuttavia concorrono a rafforzare questo timore anche altri eventi che non è facile interpretare altrimenti”.
Il ruolo di Obama
“Obama dette prova di una certa sensibilità. Nel 2009, a Ginevra, Hillary Clinton, allora segretario di Stato americano donò al ministro degli esteri russo Sergei Lavrov un pulsante rosso con la scritta reset. Il messaggio era chiaro: c’era la volontà americana di rendere la situazione meno tesa, di ricercare un dialogo. Obama, ad esempio, modificò la strategia di Bush accontentandosi di basi di missili intermedi”.
La crisi in Crimea
“Non bisognerebbe dimenticare l’intesa raggiunta col presidente filorusso Yanukovich, che aveva accettato di indire nuove elezioni. L’accordo era stato certificato dai quattro ministri degli esteri di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. Solo che la notte seguente a quell’accordo c’è stato il colpo di Stato in Ucraina che ha destituito Yanukovich. È stato quell’evento a far precipitare la situazione. Un atto che, a torto o ragione, Mosca ha interpretato come ostile ed eterodiretto dagli Stati Uniti. Così come del resto, il sostegno offerto ai ribelli siriani contro Assad”.
La Siria
“La Siria è lo storico alleato dell’Urss prima e poi della Russia nel Mediterraneo. Ci sono basi siriane in cui la Russia ha mantenuto la sua flotta dopo la fine della guerra fredda. Non è sorprendente che la Russia abbia visto nella destituzione di Assad l’ennesima minaccia alla sua presenza nella regione. Per questo sta con Assad, mentre gli Usa e la Turchia – primo e secondo esercito della Nato – stanno coi ribelli. Una scelta miope, a mio avviso”.
Le responsabilità dell’occidente
“A me risulta che le esercitazioni di quattro battaglioni in Lettonia, Lituania e Polonia le abbia fatte la Nato, la scorsa estate. Se lei fosse dall’altra parte del confine, probabilmente dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di un conflitto. Noi continuiamo a vedere la pagliuzza negli occhi di Putin e non ci accorgiamo della trave nei nostri. Questo perché abbiamo sempre avuto apprensione nei confronti della Russia. La russofobia è nella nostra storia, nella cultura, nei luoghi comuni”.
Imbarazzo per la vicinanza di Putin con Trump
“Sinceramente, faccio fatica ad attribuire a Trump delle strategie serie. Quando la Clinton parla capisco che cosa pensa, giusto o sbagliato che sia. Quando parla Trump, no. Non so nemmeno a che cosa attribuire queste professioni di amicizia per Putin. Però le frasi di Putin sono un dato di fatto. E questo getta più di un’ombra sul presidente russo. Piaccia o meno, lui è un uomo di Stato, Associando la sua figura a quella di Trump commette un grave errore”.