Il nulla cosmico della Raggi a Roma diventa ancor più evidente grazie alla decisione di sgomberare, con la forza, due famiglie italiane che avevano occupato una casa comunale. Sgomberate con la forza nonostante un figlio disabile. Mentre, ovviamente, le occupazioni delle nuove opportunità vengono tollerate, così come i campi Rom. Ma non è che a Torino vada meglio con il sindaco Appendino. Solo che, avendo deciso subito di adeguarsi al vecchio sistema, il sindaco grillino viene tutelato dall’informazione. A differenza di Raggi che non piace a Caltagirone.
Di fronte a questa situazione di insoddisfazione generale si aprirebbero praterie per una destra che non fosse moderata, che fosse dalla parte del popolo deluso dalle promesse grilline. Invece l’area si mette ad inseguire una inesistente area moderata, la stessa che crede ancora alle menzogne del bugiardissimo. E mentre la polizia municipale a Roma sgombera gli italiani, la leaderina della destra non perde occasione per far sapere che lei è dalla parte della polizia. Scelta assolutamente legittima, anche coraggiosa. Perché chiarisce definitivamente che non può e non vuole essere il punto di riferimento di una destra di popolo. Si impegnerà in beghe di quartiere, di municipalità, affronterà la drammatica questione della localizzazione del nuovo stadio o del colore per i muretti del Lungotevere. Una dimensione politica come un’altra. Almeno la volontà di fare chiarezza e di rinunciare alla scena di una destra popolare e sempre meno moderata.
L’alterativa politica della destra di popolo
Mancano le alternative di prestigio? Verissimo. Ma stanno nascendo, anzi rinascendo, alternative culturali. Si assiste alla proliferazione di case editrici assolutamente scorrette politicamente e di altro livello qualitativo. Non faranno i numeri di Mondazzoli, ma fanno cultura. Trasmettono idee, lanciano segnali, rappresentano l’unica vera alternativa politica. Perché non si curano degli slogan ma forniscono analisi, proposte, studi. Ripropongono autori e ne lanciano di nuovi. Valorizzano i giovani e recuperano testi fondamentali del passato. Insomma, fanno politica. E se nascono nuove case editrici, mentre quelle create negli ultimi anni resistono sul mercato, significa che l’interesse c’è. Superiore alle attese di chi è abituato a confrontarsi con il vuoto pneumatico della cultura dei vari partiti. Ma c’è anche una grande novità rispetto alle abitudini consolidate del movimentismo d’area: non si registrano invidie, gelosie, scorrettezze, maldicenze. Un miracolo? No, semplicemente la lontananza dai leaderini privi di carisma e di personalità aiuta a lavorare bene ed a ottenere risultati positivi. La politica, quella che vive solo di schede elettorali, resta fuori da questi circuiti culturali. Dove potranno nascere e svilupparsi idee, progetti, programmi.