È tutto vero quello che ci hanno insegnato per anni sul colonialismo italiano in Africa Orientale? Alberto Alpozzi, fotoreporter e ricercatore, ha dimostrato che il capitolo coloniale italiano ha numerose falle nelle quali si trovano un’infinità di documenti, testimonianze e fotografie che presentano l’avventura africana italiana sotto una nuova luce, e lo fa con il libro “Viaggio nella Somalia italiana – La visita del Principe Umberto di Savoia nelle fotografie ritrovate di Carlo Pedrini” per i tipi di Eclettica Edizioni (e lo aveva già fatto lo scorso anno con “Il faro di Mussolini”).
Gli studi di Alpozzi, concentrati sulla Somalia anni ’20, svelano una “storia coloniale italiana mai raccontata: decine di aziende agricole, modernissime dighe, centinaia di chilometri di canalizzazioni, studi sperimentali, migliaia di ettari di deserti resi fertili, industrie, fabbriche e ancora scuole, parchi gioco, teatri e cinema...”
Attraverso la visita ufficiale dell’allora Principe di Piemonte, Alpozzi indaga la più lontana colonia italiana attraverso le fotografie ufficiali del Regio Gabinetto Foto Cinematografico di Mogadiscio, che documentarono “la “perla dell’Oceano Indiano” Mogadiscio, con la più grande Cattedrale di tutta l’Africa Orientale, la penisola di Hafun con l’avveniristica teleferica delle saline più grandi del mondo, la prima (e ultima) ferrovia della Somalia che trasportava merci e persone al Villaggio Duca degli Abruzzi e il pericoloso Capo Guardafui con il nuovo faro Crispi.”
Una ricchissima e inedita documentazione fotografica, con più di 200 immagini, che per la prima volta viene pubblicata per mostrare quello che “l’Italia – leggiamo nella prestigiosa introduzione del libro scritta da Maria Gabriella di Savoia – con la sua generosità e capacità creativa, ha saputo lasciare […] presso quei popoli che per anni hanno lavorato stando al nostro fianco nello sforzo di creare una nazione moderna e produttiva.”
“Le immagini sono quindi un patrimonio della nazione italiana” e raccontano, lontano dalla retorica e dalle strumentalizzazioni di parte quello che gli italiani fecero e che la storiografia ufficiale sino ad oggi ho voluto nascondere, negando non solo la Storia d’Italia ma anche la storia della Somalia, che è indissolubilmente legata alla nostra sin da fine 800.
Un libro storico, quello di Alpozzi, che narra un’Italia sconosciuta attraverso inequivocabili immagini e realizzato con un supporto di testi, quotidiani e riviste che nella maggior parti dei casi non sono – stranamente – nemmeno conservati nelle maggiori biblioteche nazionali.
Un importante documento storico che ha incontrato soprattutto il favore della comunità somala, quale testimonianza della cultura italo-somala che unisce le nostre due nazioni in una storia comune come dichiara Mohamud Yassin, della Ong somala IIDA, rappresentante di una Somalia che ha ben chiara l’idea di Storia scevra da qualunque strumentalizzazione politica di parte e in mala fede.
“Viaggio nella Somalia italiana” di Alberto Alpozzi, come già il precedente “Il faro di Mussolini” è un libro che fornisce conoscenza, non nozioni, fatti, non opinioni, e lo fa con quel pragmatismo e imparzialità sconosciuti a chi ha asservito la storia, negli ultimi 70 anni, alle proprie esigenze di potere e propaganda che però non ha attecchito laggiù, in Somalia, dove la nostra presenza non è solo testimoniata da decine di opere e infrastrutture ma dove si vogliono ristrutturare così come l’Italia fascista all’epoca le aveva realizzate.
Dove posso trovare una stampa del libro?