“Forse è tempo di cambiare vita… forse no”. Una foto di spalle, appoggiata al bordo del terrazzo al Villaggio Olimpico, lo sguardo che immaginiamo vagare tra un panorama noto, monti, cielo nuvoloso, impianti, palazzi, e uno ignoto, il futuro in fondo alla sua mente. Federica Pellegrini ha promesso un cazzotto a chi le dice che quella nei suoi 200 stile libero è stata una sconfitta di testa. Come in ogni sconfitta, però, nello sport, si perde con ogni parte del corpo, testa compresa. Non è la prima sconfitta per Federica Pellegrini ma potrebbe essere l’ultima. Almeno all’Olimpiade.
Anche a Londra andò male per la Divina, ma rispetto al 2012 non c’erano avvisaglie negative, controindicazioni, temporali, ma solo fiducia, consapevolezza, entusiasmo. In Inghilterra c’era un brutto clima, fuori e dentro Federica. Infatti finì malissimo nell’Italnuoto, zero tituli, tutti contro tutti. A Rio de Janeiro no. Lei era pronta, elettrica, l’ambiente una cuccia, la squadra bella, forte e unita. E infatti Federica, a differenza di Londra, non ha recriminazioni, ringrazia e cerca di voltare pagina. Certo, fa male. Forse Katie Ledecky giovane fulmine di Bethesda era irraggiungibile, anche Sarah Sjostrom sta andando forte, ma Emma McKeon a 26/100 era più che a portata. “Cosa è successo si ho 28 anni….bla bla bla….ma ci credevo…ho combattuto con tutto quello che avevo e purtroppo ho perso…forse è tempo di cambiare vita …forse no….certo è che un male così forte poche volte l’ho sentito”. In un effluvio di puntini, l’analisi social della Divina. Federica è quarta, medaglia di legno. Questo è lo sport, bello e crudele. Il resto sono chiacchiere da pattino. E Federica si arrabbia prendendo a male parole i faciloni critici di twitter.
I quali non hanno rispetto e non comprendono che Federica Pellegrini, tra nobiltà e miseria, resta una delle più grandi atlete dello sport italiano. Una nuotatrice-star, femme fatale suo malgrado, capace addirittura di rinverdire i fasti della Dolce Vita, di rispolverare il mito di via Veneto. A Roma, alla sua festa di compleanno del 2011, tra paparazzi e spintoni, bodyguard e tappeti rossi, sembravano tornati i tempi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. La Divina era reduce dai Mondiali di Shanghai, dove tra un oro (200) e l’altro (400) infiammò l’Italia con il triangolo amoroso con Luca Marin, fidanzato storico ultimo a capire, e Filippo Magnini, il nuovo amore. L’Italia si divise come ai tempi di Coppi e della Dama Bianca.
A Federica dobbiamo solo dire grazie perché la sua è stata una eccezionale storia di sport. Malgrado l’esposizione mediatica, non ha mai derogato dal suo essere atleta fino in fondo. In questi anni ha fatto qualche comparsata in tv, si è presa qualche copertina, ha giocato con le sfilate, ma rimanendo saldamente al centro della sua corsia professionale, il nuoto. Come ha ricordato, ma non ce n’era bisogno, si è allenata con rigore, con impegno, perfino con “dolore”.
Non è la prima sconfitta per Federica Pellegrini ma potrebbe essere l’ultima. Almeno all’Olimpiade, in una gara individuale. Nel 2020, a Tokio, avrà 32 anni. Federica non si è mai data alla pazza gioia, non è mai stata pizzicata a “fumare” a una festa, in un Playboy club con una coniglietta sulle ginocchia o a guidare in stato di ebbrezza. Questo l’ha fatto Michael Phelps tornato fortissimo da qualche eccesso e da un ritiro frettolosamente deciso. Andato in acqua subito dopo Federica, ha conquistato i 200 farfalla a 31 anni, salendo a tre ori (con due staffette) olimpici in Brasile e a 21, mostruoso totale, in cinque Olimpiadi. Phelps ha battuto anche il record di Duke Kahanamoku, oro a 30 anni ad Anversa 1920. In lacrime, ha commosso il mondo andando ad abbracciare il piccolo Boomer, la sua compagna Nicole Johnson, ex miss California, e l’immancabile madre Debbie che lo ha cresciuto a zuppa di cozze. Un’immagine casalinga, in una piscina dove è in atto un regolamento di conti tra atleti “puliti” e veri o presunti dopati.
Cosa farà Federica? Ce lo dirà lei, con calma. Abbiamo solo un modesto suggerimento. Segua l’esempio di Massimiliano Rosolino. Max non gareggia più, ma stiamo ancora aspettando che annunci il suo ritiro. Non è necessario sottoporci a false cerimonie degli addii, come Phelps. In una giornata uggiosa dell’agosto 2012, in un palazzotto londinese, affittato da uno dei suoi danarosi sponsor, lo Squalo anticipò la sua pensione dorata: nuotate tra i delfini, partite a golf, vita senza cloro. Ecco, cambiare idea non è reato, ma si possono evitare frasi storiche, toni biblici, celebrazioni sfarzose. Basta il calare, leggero, di un oblio da cui si può riemergere, come da una foschia, riannodandosi al passato o costruendo un nuovo futuro.