
La bellezza ritrovata o da ritrovare. Un tema che unisce. Per conoscere le vicende, persino avventurose, del patrimonio saccheggiato, allora, è bene proporre la visita alla mostra “L’Arma per l’arte e la legalità”, Roma, Palazzo Barberini, aperta sino al 30 ottobre. Da pochi giorni inaugurata e organizzata nel modo migliore dall’Arma dei Carabinieri e dalla Segreteria generale del Ministero dei Beni culturali, l’esposizione racconta ciò che si è fatto e si fa per salvare la bellezza, quella depredata. Salta agli occhi il lavoro investigativo dei Carabinieri, il loro impegno di ricercatori appassionati del tesoro archeologico, pittorico, scultoreo, librario nazionale In più. Ecco raccolti gli attrezzi con cui i tombaroli derubano il patrimonio nascosto: ganci, sonde e altro. Ed ecco, al centro di tutto, gli esempi più significativi della bellezza restituita alla comunità, ossia: una statua del secondo secolo dopo Cristo, “Arianna dormiente”, un disegno di Amedeo Modigliani, dipinti del Tintoretto e tanto altro. E dietro ogni ritrovamento c’è sempre una grande indagine dei Carabinieri, uomini e donne che, come Henry Walton Jones, meglio noto come Indiana Jones, consentono al visitatore di capire il rispetto del passato, delle sue testimonianze.
Allora l’esposizione permette di comprendere, concretamente, la presenza di un patrimonio storico-artistico infinito e disseminato nel paese. Per ciò ritorna l’idea della bellezza da difendere negli scavi dimenticati o negli uffici pubblici che conservano male le opere d’arte della comunità. La prima vigilanza è quella del cittadino. Peraltro piace ora segnalare l’appello di Vittorio Sgarbi che chiede proprio ai cittadini lettori – e solo pochi giorni fa su una rivista – di osservare la foto di un noto quadro barocco trafugato, una bellezza scomparsa, per segnalarne l’eventuale avvistamento.
E’ quindi prezioso il lavoro dei Carabinieri del Gruppo tutela del patrimonio artistico svolto dal lontano 1969. L’Arma oggi segnala la scomparsa di un’opera d’arte; mette a disposizione una banca dati on line, specializzata con 170 mila informazioni e ben seimila oggetti segnalati; e coinvolge quindi il cittadino che rappresenta una sentinella contro gli scavi clandestini e i furti d’arte.
Quando si parla del patrimonio artistico disperso, le storie sono travagliate. E innumerevoli. Chi scrive ne ha una da raccontare. Pochi anni fa c’era un codice rinascimentale pugliese da tradurre per una ricerca storico-letteraria. A Bari le fonti accertavano solo tre copie di questo prezioso codice aragonese. E una copia poteva essere consultabile presso un ente pubblico, che, tuttavia, non aveva più l’antico libro del 1535. Il codice era scomparso. Finito nel nulla. Un altro triste esempio del patrimonio pubblico librario saccheggiato. Come per il noto caso della scomparsa della lettera di Cristoforo Colombo, “Epistula de insulis nuper inventis” del 1493 derubata nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, ritrovata e ritornata in Italia nel 2006. Grazie ai Carabinieri appassionati di storia, arte e legalità. Una passione che in questi giorni è possibile incontrare nella mostra a palazzo Barberini.