Ora i nodi vengono al pettine. Che siano jihadisti o neonazisti poco cambia. In una settimana le due grandi scommesse della Cancelliera, quella sull’accoglienza senza limiti e quella sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan stanno diventando la sua dannazione.
Il vero colpo fatale, quello capace di travolgerla per sempre, è la strage di Monaco di Baviera.
Dallo scorso ottobre, da quando lanciò i primi slogan sull’«accoglienza senza limiti», questa regione ricca e cristiana del sud della Germania è la sua Vandea. Qui Horst Seehofer, governatore della regione e leader della Csu il partito gemello della Cdu, non ha risparmiato parole di fuoco contro la Merkel e ha più volte richiamato l’attenzione sui rischi d’infiltrazione terroristica, minacciando persino un’autonoma chiusura dei confini del Land. Fin qui la Merkel s’era salvata per il rotto della cuffia. Per imporre delle regole certe al milione di profughi entratigli in casa dopo le violenze sessuali di Colonia aveva concertato con lo stesso Seehofer e il socialdemocratico Sigmar Gabriel, i due leader con cui governa il paese, rigide regole per l’espulsione degli immigrati non in regola. Per bloccare lo tsunami migratorio e placare la Baviera e gli altri «land» aveva costretto l’Europa a promettere sei miliardi di euro ad Ankara. In cambio aveva esibito la promessa di Erdogan di richiudere i rubinetti dell’esodo da lui stesso aperti. Una promessa che appare oggi quanto mai labile e incerta. Ma la vera sconfitta di Angela è il massacro di ieri sera al centro commerciale Olympia, nel quartiere Mossach di Monaco di Baviera. Quei corpi insanguinati, quei cadaveri portati via a poche ore dall’inizio del fine settimana, l’angoscia di una Germania ostaggio per ore di notizie contraddittorie sono esattamente l’incubo che tutta la Baviera e la maggior parte dei tedeschi temeva da mesi. Che siano terroristi jihadisti o neonazisti poco cambia. Soprattutto se tutto è successo a causa delle solitarie decisioni d’una Cancelliera a cui nessuno aveva delegato libertà d’azione sull’accoglienza. Un’accoglienza che potrebbe sì aver concesso ai jihadisti libertà d’accesso in Germania ma anche aver indotto qualche mente malata dell’estrema destra ad agire. E in ogni caso sarà difficile non vedere le responsabilità della Cancelliera.
A rendere ancora più devastante la posizione della Merkel contribuiscono il tempo e il luogo della strage. L’orrore di quel treno dove un 17enne afghano ha massacrato a colpi d’ascia quattro innocenti turisti cinesi era già bastato a cancellare le ultime illusione sugli immigrati tutti necessariamente «buoni» e tutti necessariamente «da accogliere». Ma quello era ancora un episodio isolato. Troppo poco per tirar conclusioni e far rotolar teste, soprattutto in una nazione geneticamente razionale e ordinata. Ora invece tutto converge, tutto si addensa in un unico tremendo atto d’accusa.
Oggi l’intera Germania sa che gli allarmi di Seehofer, della Baviera e dei suoi cittadini non erano infondati, non erano semplicemente la reazione antagonista di una ragione profondamente conservatrice. Era semplicemente la sensazione che qualcosa, da una parte o dall’altra, sarebbe avvenuto. Ora l’intera Germania sa che gli allarmi di Monaco di fine anno quando la stazione era stata bloccata nella notte di San Silvestro era la prima premessa di quanto sarebbe successo. Sa che le stime di venti jihadisti tedeschi rientrati dalla Siria attraverso la Turchia di Erdogan erano tremendamente autentiche. Sa che gli avvertimenti della Nsa americana fattasi viva ad aprile per invitare i servizi di sicurezza a cercare due terroristi pronti a colpire erano minacce reali. Minacce a cui la Cancelliera non ha saputo né voluto dar ascolto. Il fatto che quella strage sia avvenuta nel cuore di quella Baviera diventa la dimostrazione di come una Merkel prigioniera di una sconfinata ambizione si sia rifiutata di dar retta al suo popolo, ai suoi elettori e ai suoi compagni di governo. E così in questo tragico fine settimana di luglio riappare, vivida e profetica, la dichiarazione rilasciata alla fine dell’anno scorso da Donald Trump, un candidato repubblicano d’origini tedesche su cui nessuno al tempo scommetteva. «Non so cosa pensi quella donna dichiarò allora Trump ma so che i tedeschi si ribelleranno e la Merkel verrà ribaltata».