Le indiscrezioni che vedono Antonio Candreva nerazzurro per la prossima stagione vanno avanti da mesi, ormai. E da mesi l’Inter sembra in procinto di sferrare la mossa decisiva, arrivando ai fatidici ventisei milioni, superando le ultime formalità e portando il giocatore a Milano. Eppure l’ala romana, che sta ancora smaltendo l’infortunio rimediato agli Europei -se ci fosse stato lui contro la Germania forse avremmo visto un’altra partita, o semplicemente un altro rigore-, è ancora a tutti gli effetti nella rosa della Lazio. Chi è che sta aspettando Godot, dunque? È probabile che Lotito, non di certo per tenersi stretto a tutti i costi il giocatore, ma per lucrare e “magnà”, stia facendo il solito giochino di chiedere un paio di milioncini in più di quelli offertigli. Ma ormai le parti dovrebbero essere giunte ai dettagli. L’indiziato principale rimane allora l’Inter, a cui i media dedicano titoloni estivi che favoleggiano di offerte milionarie per l’ennesima infatuazione esotica: da Gabigol a Gabriel Jesus, i tanti eredi di Neymar che la Beneamata sonda e sogna spasmodicamente; trascurando un po’, di conseguenza, tutto il resto.
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In primis Candreva, che, tra le altre cose, pare aver dichiarato senza mezzi termini di voler vestire solo la maglia nerazzurra. Perché indugiare? Candreva, alla soglia dei trent’anni, merita finalmente il salto di qualità; conosce il calcio italiano meglio di ogni altro “talentuosissimo” (sic) dribblomane brasileiro; è stato, fino ad ora, l’uomo giusto al momento sbagliato: si è trovato titolare nella Juve post-Calciopoli; è stato protagonista nella Lazio, trascinandola in Champions, per poi vivere una stagione troppo deludente; ha disputato un Europeo da sogno, ma finito con tanta rabbia e zero soddisfazioni. Ma soprattutto Candreva è il simbolo del puro calcio italiano che non vuole morire. È il genio, oltre che il talento. È saper decidere le partite. È saper battere la punizione della vittoria. È la corsa stakanovista per novanta minuti. È non dire mai una parola fuori posto. È semplicemente d’altri tempi, quelli che piacciono a noi. Se la Juventus, attualmente regina spietata e indiscussa del mercato, ha radicalmente cambiato la sua politica, investendo solo nei grandi campioni stranieri affermatissimi, dimenticandosi tanto la componente italiana nella rosa -si pensi a Rugani, verso cui non sono riposte troppe aspettative: è arrivato anche Benatia-, quanto la cantera; e il Milan, unica società che ha mantenuto, in questi anni, salda la volontà di scommettere principalmente su giocatori italiani, oggi naviga in alto mare; l’Inter ha sul piatto d’argento la possibilità di portare a casa il giocatore che potrebbe fare la differenza. Ed è una delle ultime risorse di una nazione troppo povera di estro. La nuova dirigenza può subito iniziare col botto, invertire la rotta generale e ripartire da campioni. Nostri campioni, con pochi capricci e pochi video su YouTube di loro ubriacanti doti pallonare, ma che a testa bassa e con faccia seria non aspettano altro che una fumata bianca.
@barbadilloit