Novembre 1945. Nel convento francescano della Madonna degli Angeli, in via Cavour, si sta celebrando la santa messa. Il Padre Guardiano, che officia il rito davanti ai fedeli, si muove con lentezza, non è al corrente di quello che sta succedendo all’esterno. Intorno all’edificio, nello stesso momento, si sono schierati gli agenti della polizia, con loro ci sono anche squadre di partigiani armati. L’irruzione avviene subito dopo e le forze dell’ordine puntato direttamente verso la cella di un frate arrivato da poco, un francescano che faceva il cappellano militare e adesso anima gli oratori affidati al suo ordine. Un appassionato di recitazione che istruisce i giovani su come si debbano calcare le scene dei piccoli teatri di periferia e un discreto suonatore di violino che offre lezioni pomeridiane. Sono tanti, infatti, i ragazzi che passano dal convento per parlare con lui. Si chiama frate Blandino della Croce e quando partigiani e poliziotti entrano nella sua stanza non deve sembrare troppo sorpreso di vederli. Dentro a degli astucci, infatti, le autorità non trovano soltanto spartiti e rosari ma anche bombe a mano e manifesti di propaganda fascista. L’ex cappellano militare è uno degli appartenenti al «Movimento Unitario Nazionalista dell’Alta Italia», organizzazione anticomunista che non ha deposto le armi dopo il 25 aprile ma si è subito messa in azione per portare in Italia, e a Torino in modo particolare, una strategia di guerriglia fatta di rapine di autofinaziamento, attentati terroristici e blitz con bombe a mano e armi automatiche a bordo di quelle che i giornali battezzeranno subito come «le automobili fantasma».
«Gli ignoti terroristi che montano le macchine-fantasma hanno compiuto, ieri, in pieno giorno, una nuova criminosa azione. L’ipotesi più corrente è quella che si tratti di rapinatori; non è da escludere però ch’essi siano dei fascisti criminali ed esaltati». [continua].
*Da La Stampa
@barbadilloit