
Un golpe? Molto meno, Un minigolpe, durato quatto ore, funzionale ad una restaurazione ancora più intensa dei poteri del presidente turco Erdogan. “Domani Erdogan sarà più forte di oggi”: questa la sintesi di Antonio Ferrari sul Corriere della Sera.
L’analisi delle svolte politiche del governo della Turchia
Scrive Ferrari: “il presidente ha aumentato la pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo, una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al punto che il sultano faceva affari con i tagliagole dell’Isis (petrolio di contrabbando),e portava armi agli estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella Nato e amicizia perenne con gli Usa”.
L’ostilità di una piccola parte di forze armate turche
L’analista del Corriere sviscera i retroscena: “Le Forze armate turche erano in agitazione, in opposizione a Erdogan, accusato di molte nefandezze: repressione della libertà di stampa, bugie sui profughi, rifiuto di partecipare attivamente alla coalizione internazionale contro il terrorismo. Ma la bassa forza, molti colonnelli e graduati minori non avevano realizzato che gli alti comandi si erano avvicinati al sultano”.
I prossimi scenari
Erdogan adesso spera di avere ancora maggiori consensi, in un paese impaurito e diviso, per una riforma autoritaria della cart costituzionale, con l’introduzione di una repubblica presidenziale.