Gli Europei di Francia appartengono già agli almanacchi.Sono mancati i campioni che ammazzano il torneo, le corazzate che stroncano la competizione. Grazie a Dio. Il calcio, seppur scende dall’Olimpo dell’Estetica, riacquista la narrazione umana-troppo-umana che ne fa l’affascinante fenomeno che appassiona milioni e milioni di persone in ogni angolo del mondo. Tra sorprese, storie da impazzire e qualche rammarico insospettabile alla vigilia per l’Italia che lotta di Antonio Conte. Ne abbiamo parlato con Roberto Perrone, giornalista e scrittore.
Ha vinto il Portogallo, che non era esattamente la più forte nè è stata la più bella di tutte…
Diciamo che quest’Europeo non è stato bellissimo per il livello delle squadre e dei protagonisti in campo ma proprio per questo è stato un torneo davvero emozionante. Quando tutto è scontato, quando i più forti sono nettamente più forti, diciamoci la verità, ci si diverte di meno. Ecco, questi Europei sono stati bellissimi proprio grazie alle imperfezioni delle nazionali che l’hanno reso imprevedibile. Se poi parliamo della finale, il Portogallo è stato messo in campo da Fernando Santos in modo poco portoghese, pensando soprattutto a tirare a campare, mentalità più da formica che da cicala. Non è esattamente questa la tradizione lusitana. Tuttavia è stata squadra molto solida e lo ha dimostrato dopo dieci minuti, quando è sostanzialmente finita la partita di Cristiano Ronaldo. Giocare 110 minuti senza il giocatore più rappresentativo, che nella semifinale contro il Galles è stato determinante pur non giocando in suo ruolo. Ha vinto la formazione dalla quale non ci si aspettava niente. Però attenzione che pure noi, a Usa ’94, ci qualificammo malissimo (sedicesimi su sedici!) alla fase degli scontri diretti e arrivammo in finale che perdemmo solo ai rigori col Brasile.
A proposito di ruoli scambiati, anche Pogba ha giocato in un ruolo non suo e l’hanno massacrato.
Sì, questo è stato l’Europeo dei ruoli cambiati. Pogba è stato schierato da Deschamps in un’altra posizione rispetto a quella che di solito ricopre e lo hanno criticato molto. Però, ecco, ho dato uno sguardo alle statistiche, quelle scientifiche, matematiche. Il suo compito lo ha svolto bene, non ha perso manco un pallone. Certo però di Iniesta ce n’è uno solo.
Considerazione al limite della blasfemia: vuoi vedere che Ronaldo è stato più incisivo dalla panchina di quanto lo sarebbe stato in campo?
Sono d’accordo. Perché ha costretto, con la sua uscita, tutta la squadra a prendersi le sue responsabilità. Il Portogallo non aveva più scuse, non ci si poteva nascondere dietro un’eventuale prestazione scialba di Cristiano Ronaldo che magari manca il colpo di tacco o cicca lo stacco da 2,40 metri. Ha costretto i suoi compagni a giocare: la vera partita era vederlo sbracciarsi a incitare i compagni dalla panchina a fare l’allenatore aggiunto a Santos. È stato, questo, uno spettacolo tanto bello quanto incredibile. A conferma di quanto dicevo prima, questo è il più bell’Europeo dal punto di vista dello spettacolo e delle storie da raccontare.
Galles, Islanda, Ungheria e Croazia. Sono sorprese futuribili? Magari in vista di Russia 2018?
La differenza tra i mondiale e l’Europeo è che, quando in palio c’è la Coppa del Mondo, alla fine le sorprese non arrivano mai fino in fondo, escono sempre. Penso alla Croazia del ’98, per esempio. O alla Bulgaria del ’94. Solo agli Europei le squadre rivelazioni possono centrare risultati importanti. Per questo credo che tra le sorprese di Francia 2016 non ci saranno rivelazioni “mondiali”. È stata un’estate meravigliosa ma Galles e Islanda non le vedo capaci di durare. Intanto, come prima cosa, a Russia 2018 bisogna qualificarsi. E non è come la qualificazione alla fase finale degli Europei a ventiquattro squadre che per mancarla occorre praticamente suicidarsi. Già arrivare secondi nel girone non dà certezze solide. Questo torneo europeo ha dimostrato che c’è la possibilità di far bene in una competizione perfetta nell’imperfezione dei suoi protagonisti come questa, che ha dato spazio a chi s’è battuto con più grinta e più spirito di squadra. Ma già il Galles che aveva fatto bene fino alla sfida col Portogallo s’è dovuto fermare quando s’è trovato a dover fare a meno di uno dei suoi due calciatori migliori, cioè Ramsey. Non credo alle sorprese.
In questo mosaico della fragilità e dell’imperfezione, cresce il rammarico per l’Italia di Conte. Visto il livello di tutte, caspita, Euro 2016 l’avremmo potuto vincere anche noi, no?
È un’osservazione molto giusta. Sempre facendo il gioco del senno di poi, grazie al quale non si sbaglia quasi mai, possiamo dire che abbiamo purtroppo perso un’occasione. Potevamo farla grossa, passando lo scoglio della Germania, avevamo la possibilità di battere la Francia e vincere l’Europeo. Era un’occasione, pur non avendo una squadra eccezionale. Alla vigilia del torneo avrei considerato un successo già l’arrivare ai quarti. Però quando ci arrivi davvero, poi ti ingolosci specialmente se batti la Spagna e tieni testa alla Germania, che ti elimina solo grazie ai rigori. Con noi questa Francia avrebbe fatto fatica. Sì, adesso possiamo dire che non abbiamo sfruttato occasione per fare qualcosa di storico.
Tipo la vittoria ai mondiali di Spagna ’82?
No, quella nazionale veniva dal quarto posto di Argentina ’78 e raggiunse la semifinale agli Europei “in casa” del 1980. Parliamo proprio di un’altra storia.
Tre istantanee di Francia 2016.
La prima è il “nostro” Giaccherini gregario in fuga, simbolo “complessivo” dell’Italia voluta da Antonio Conte . La seconda è il lungagnone del Portogallo Eder, incarnazione del paradosso dell’Europeo in cui sono stati cancellati i centravanti, costretti a far tutto tranne che i centravanti vecchio stile, e che poi ti sigla il gol decisivo e lo fa proprio da centravanti vecchio stile. La terza, i tifosi dell’Islanda e dell’Irlanda che hanno dimostrato come si può amare il calcio senza cadere nel parossismo e nelle stupidaggini delle brutture che ci portiamo dietro. Forse più gli irlandesi che me li ricordo a Italia ’90, eccezionali e straordinari. I nostri tifosi, dicono, siano i peggiori del mondo. Ma non vanno a fare danni all’estero. Forse perché seguono poco la nazionale? Meglio così, abbiamo il grosso vantaggio di presentarci con la faccia internazionale da brava gente.