
Gli Europei di Francia si sono chiusi con la più dolce delle beffe: il Portogallo, azzoppato Cristiano Ronaldo, ha perso un campione ma ha guadagnato un condottiero che ha sospinto i Seleçoes a violare Saint Denis con un gol fantastico (e che mai più ingarrerà nella sua carriera) del lungagnone Eder. Abbiamo imparato, o lo faremo presto, dieci cose da questi Europei. Hanno vinto i peggiori del torneo, capaci di essere – al momento giusto – un filino meglio dei padroni di casa della Francia.
CR7 E’ MEGLIO ‘E MESSI. CR7 è meglio di Messi perchè dietro l’insopportabile copertina fashion c’è uno che comunque butta il sangue per la squadra nazionale. Chi è malvagio – ma non in malafede – dovrebbe osservare che con lui in campo, il Portogallo avrebbe perso malamente perché tanto tutto il peso avrebbe dovuto portarlo solo lui. Invece Payet ha avuto la pessima idea di macchiare il suo grandissimo Europeo trasformandosi in un killer a pagamento che manco in Terza Categoria. Ronaldo è meglio di Messi perché, come disse Blatter, “è un generale in mezzo al campo”. Con annessi, connessi e corvée. Ma NON è Maradona.
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POTEVA VINCERE PURE SAN MARINO. Il fatto che abbia vinto la peggiore squadra del torneo capace di azzeccare solo in finale un capolavoro tattico immenso – bravo Santos! – dimostra che le distanze tra tutti si sono accorciate, ma il livellamento è verso il basso. Avrebbe potuto vincerla anche l’Albania di Gianni de Biasi che, detto tra noi ma non troppo rumorosamente, è pure una bella squadretta. Forse anche un’attrezzata selezione dei best undici della Clericus Cup vaticana avrebbe fatto bella figura al torneo Uefa. A proposito, va da sè che sicuramente l’avremmo potuto vincere noi che, rispetto a tutte le altre, Francia in primis, almeno tenevamo la cazzimma di Conte.
NON DIRE GATTO, ETC ETC. Se invece di derubare il Trap (il gol di mano di Henry all’Irlanda è una macchia che ai Galletti non perdoneremo mai e poi mai) i francesi avessero prestato ascolto alla sua saggezza. “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Saint Denis era pronto alla bolgia e si preparavano le cover del Geyser islandese e il poporoppo d’importazione transalpina, la tribuna autorità era tutto un brulicare di pie intenzioni, monsieur le president già immaginava di dare ai francesi la Coppa in cambio della loi travail. Invece niente. Il bus a due piani è rimasto fermo, nonostante il pieno già fatto e François Hollande – novello Getulio Vargas bardato con troppo vistosa sciarpetta tricolore – ha fatto la figura dell’albero di Natale fuori stagione.
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SPAGNA, GAME OVER. E’ finito il ciclo della Spagna, rendiamo grazie agli dèi. Le Furie Rosse sono invecchiate, intristite e piene di livore interno tra catalani blaugrana, castigliani Real e peones sparsi peggio che mai. Ma non è cosa di oggi, attenzione. Troppo amici quelli che hanno classificato l’orrido mondiale 2014 come un incidente di percorso, le cinque pere incassate dall’Olanda di Van Gaal come un accidente della storia gloriosa.
GERMANIA, NON BASTI TU. La Germania non ha aperto nessun ciclo. Gioca bene, ha personalità da vendere e campioni che fanno paura solo a nominarli. Ma non apre nessuna dittatura pallonara. Resterà fortissima, così, almeno fino al prossimo europeo. Vale per i tedeschi la sfiga di esser saliti in alto quando ormai tutti hanno capito come disinnescare il tikitaca a livello di nazionali.
CONTE TVB. Manco l’Italia ha aperto cicli. Anzi l’ha chiuso. Questi Europei resteranno fulgido esempio di quanto la volontà possa trasformare un’annunciata armata Brancaleone in una delle compagnie di ventura più temute. C’è troppo Conte in questi azzurri, disperati e incazzati. La speranza è che mister Gianpiero Ventura, tuta blu del calcio, possa infondere uno spirito nazionalproletario a una squadra senza talentissimi di prospettiva.
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SORPRESE FUTURIBILI. State molto attenti che la rivelazione dei prossimi anni sarà la Croazia, non la simpatica Islanda. E nemmeno la ritrovata Ungheria. Qualche chance di restare nel giro delle grandi ce l’avrebbe in teoria pure il Galles a patto che non ci si adagi al risultato appena conseguito che comunque è e rimarrà storico.
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IL SIGNORE DELLE BEGONIE. La tradizione non si batte: l’Inghilterra perde sempre e, se e quando può, lo fa nel peggiore dei modi. Uno come l’attuale selezionatore dei Tre Leoni (e con un squadrone come quello), da noi, avrebbe causato sedizioni di piazza, violente proteste, scissioni e secessioni pur di non essere condannati all’eterna sconfitta dall’aura negativa del Signore delle Begonie. Usque tandem abutere, Roy Hodgson, patientia anglorum?
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PICCHIA, PICCHIA. A proposito di inglesi, è finito pure l’altro mito degli hoolingans: i tifosi violenti d’Oltremanica hanno acchiappato tante di quelle mazzate dai russi incazzati e organizzati che se le ricorderanno per un bel po’. La polizia francese, giustamente in fissa con il pericolo terrorismo, s’è fatta passare sotto il naso scontri che parevano la riedizione moderna delle battaglie della Volga. Meno male che ci sono stati gli irlandesi e gli islandesi. A proposito, sapete che in Italia la danza del Geyser sarebbe vietata dalla legge?
STADI VUOTI. Infine: avete visto quanti posti vuoti, quanti biglietti rifilati ai turisti giapponesi negli stadi degli Europei?
@barbadilloit
@giovannivasso