La differenza tra noi e la Germania non l’hanno fatta i rigori, ma mancanza di conoscenza storica. Come ha sottolineato a caldo Gigi Buffon, se i tedeschi sbagliano tre rigori su cinque non si può restituire il favore. I tedeschi di regali non ne hanno mai fatti, nella loro storia, delle rare concessioni bisogna approfittare. Già, Gigi Buffon. L’ho visto piangere alla fine e ho cambiato canale per non piangere anch’io. E non dite che ci sono cose più gravi nella vita perché non ce n’è bisogno, ognuno di noi, ogni giorno, fa sempre un passo avanti su cose gravissime e che ci toccano di persona. Quindi si può piangere e commuoversi anche per lo sport, luogo sintetico delle emozioni. Ho visto Gigi Buffon piangere e ho pensato che se uno come lui, che ha esordito in serie A nel 1995, che ha vinto i Mondiali, che gioca nella Juventus, che ha quello che ha, che è quello che è, ci tiene ancora, allora c’è speranza. Ci tiene perché è una persona seria, di sentimenti, ci tiene perché è il suo lavoro e gli piace farlo bene, ci tiene perché indossa la maglia dell’Italia, il suo Paese e vuole vincere. Questa nazionale (e rassicuriamo Barzagli: ce ne ricorderemo, anche se non ha raccolto nulla) ci ha mostrato due valori che difettano in questo Paese.
1) Solidarietà reciproca, unità d’intenti, capacità di fare sistema. Nessuno si è sottratto al sostegno dell’idea comune, proprio mentre qualcuno, in Italia, diceva e scriveva che non avrebbe tifato Italia, ma Germania. Prevedo già l’obiezione: ma si parla di pallone, suvvia, mica di cose serie. Mi dispiace, ma in Germania, neanche l’intellettuale più riluttante penserebbe mai di schierarsi con l’avversario, neanche per il torneo di cippa lippa. E’ come quando un premier sgradito va all’estero e viene deriso o umiliato. Se è nostro nemico noi siamo qui, allegri e felici, a far festa. I tedeschi (o i francesi, o gli inglesi) direbbero: il premier è un pirla, ma lo posso dire io, tu italiano, francese, tedesco, non t’azzardare. Ecco la prima lezione della Nazionale: il senso di appartenenza. C’è gente che si riempie la bocca con la “Costituzione più bella del mondo” ma alla parola Italia comincia con i distinguo come se parlassimo di due cose diverse.
2) Dare il 100 per cento e in alcuni casi i 110. Io posso arrivare fino a lì e arrivo fino a lì, niente di meno. Non è scontato nel Paese del “tiro a campare”, “faccio il minimo sindacale”, “cerco di ottenere il massimo con il minimo sforzo”. Nella Nazionale di Conte tutti hanno dato il massimo, qualcuno, come Pellè, anche di più. Forse è per questo che ha sbagliato il rigore, era troppo sicuro di sé. Questi giocatori ci hanno insegnato qualcosa. E’ la prima volta da trent’anni che guardo un torneo come questo in tv. In uno stadio vedi meglio i movimenti sul campo, ma alla tv vedi meglio tutto il resto. Le facce, le espressioni, i sentimenti. Non ho mai avvertito un sentire comune come questo, secondo me questi ci credevano, ci speravano, ci hanno provato e per questo la delusione è stata grandissima, secondo me, proprio perché a parte Gigi non c’erano fenomeni, il sogno era più grande. Più di quelli del 1982, del 1994, del 2006.
Non ce l’hanno fatta. Ma hanno fatto qualcosa. Oggi mi sono messo la maglia azzurra e sono andato a comprare i giornali nella mia solita edicola milanese (dove trovo anche la Gazzetta di Parma, mio nuovo giornale). Ho incontrato due persone con la mia stessa maglia. Forse qualcosa è passato, forse, Gigi, anche le tue lacrime, oltre alle tue grandi parate e a tutto il resto, sono servite.
(E’ possibile seguire le scorribande di Roberto Perrone sul sito perrisbite.it)