Ha ragione Staino, la connessione tra Cinque Stelle e il nazismo – passando per il truce Farage e il truzzo Trump – è “una legge”. E magari presto passerà in Parlamento (dei nominati, ops) col salvacondotto affettuoso dell’ennesima fiducia (a ri-ops).
Però andiamo per ordine. Succede che il vignettista Staino s’insedia a direttore dell’Unità e brinda al suo nuovo incarico (per il quale gli si rivolgono i migliori auguri) con un disegno che raffigura un tracagnotto e attempato maestro che indica a una giovane allieva atterrito la connessione, in successione, tra il M5S, l’Ukip di Farage, il conservatore (a proposito, è ancora lecito definirlo così?) Donald Trump e il simbolo della svastica. “Purtroppo è una legge”. Ha ragione Staino. La legge, ineluttabile, è sempre la stessa: chiunque si metta di traverso al renzismo è un pericoloso nazifascista.
Vale per i grillini, per i leghisti di Salvini e pure – cripticamente – per la minoranza dem. Tutti fascisti, anche i partigiani dell’Anpi contro il referendum (che non sono quelli veri dunque ma gli appezzottati, Boschi dixit) pure D’Alema a cui si riconosce, però, l’onore dell’essere un vecchio arnese del fascismo stalinista (andateci sui social, vedete che scrivono e poi vi rendete conto se sto esagerando io oppure loro).
Contro il parallelismo si son schierati Marco Travaglio sul Fatto: “Ecco spiegate le vittorie di Virginia Raggi, di Chiara Appendino e degli altri 17 sindaci M5S: gli italiani, dall’oggi al domani, son diventati nazisti”, il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino: “Francamente, non ho parole. Non ci meravigliamo poi se, predicando odio, un matto uccide Jo Cox. Vale per tutti”. Noi ci potremmo aggiungere pure l’elenco lungo di tutti i ragazzi uccisi negli anni ’70 per il giochino della demonizzazione politica degli opposti estremismi. E cadremmo nel trappolone di prendere troppo sul serio una questione che tutto è tranne che seria.
Levata di scudi nell’universo grillino con punte estremamente naif, in taluni casi. Tipo chi non c’ha capito niente e scrive: “Perché Staino invece di mettere il M5S non ci ha messo Salvini?”. Perché (e leggi sopra) oggi a me, domani a te. Dopodomani tocca pure a D’Alema.
Diciamoci, però, la cosa più importante. Nella vignetta di Sergio Staino sembra proprio che manchi qualche traccia di satira, o almeno io non sono riuscito a trovare motivo di farmi una bella risata dissacratoria né uno straccio di riflessione e nemmeno una parvenza di mancanza di rispetto. C’è solo un noioso nonno sapientone (a cui, dopo Brexit, occorrerebbe senza fallo togliere il diritto di voto per superati limiti d’età) che terrorizza la nipotina per farla crescere corretta, sana e spingerla a fare l’Erasmus ma non più lontano di Calais (maledetti rednecks!).
Attendiamo con trepidazione la prossima vignetta che, a tal ragione, dovrebbe raffigurare una vecchia zia con lo chignon che raccomanda al nipotino accaldato di cambiarsi la maglia della salute per non correre il rischio di buscarsi una polmonite ché dal sudore rappreso, alla T-shirt bagnaticcia, al colpo di freddo (in progressione geometrica come M5S-Farage-Trump-Svastica) il passo è breve.
@barbadilloit