“Noi europei siamo stati molto ingenui nell’affrontare il tema immigrazione negli ultimi decenni. La moschea a Bari? Sì, ma con paletti ben definiti”. Annalisa Gadaleta è una testimone dell’Europa ferita. Barese, insegnante in Belgio, è assessore ai servizi sociali – eletta con i Verdi – a Molenbeek, culla delle cellule islamiste che hanno insanguinato Parigi e Bruxelles, e perciò definita da Il Foglio “Molenbeekistan”. “Abbiamo sbagliato tanto – ha spiegato Gadaleta al Corriere del Mezzogiorno – Siamo stati inadeguati nella gestione dei fenomeni migratori. Pensavamo che fornendo una casa ed un lavoro ai migranti tutto si aggiustasse da sé. Purtroppo abbiamo colpevolmente trascurato il profilo identitario di chi veniva in Belgio o in Europa”. Troppe semplificazioni sono risultate dannose: “L’immigrazione fa parte della storia. I nuovi immigrati dovevano essere inseriti in percorsi di conoscenza della lingua e di formazione della cittadinanza. Andavano “gestiti” gli aspetti religiosi legati all’Islam”, ha spiegato ancora, alla fine di un incontro a Bari, promosso dalla Casa delle Donne.
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A cosa si riferisce?
“La creazione di aree troppo omogenee di stranieri si è rivelata una scelta dannosa e controproducente”.
Sul piano religioso?
“E’ necessario un controllo delle scuole coraniche che formano gli iman e delle moschee dalle quali provengono molti messaggi che possono essere deformati. In Belgio sono stati sottovalutati i moniti provenienti da ambienti islamici che segnalavano la deriva salafita di alcuni predicatori”.
A Bari si discute sulla querelle ampliamento-costruzione di una grande moschea.
“Sono favorevole a nuovi progetti, con delle condizioni. Bisogna assumersi la responsabilità politica di favorire la libertà di culto”.
Come?
“Monitorando i flussi economici che arrivano nelle moschee e formando imam consapevoli delle regole dei nostri paesi. Sarebbe opportuno un accordo concordatario con le comunità islamiche italiane”.
In Belgio?
“A Molenbeek ci sono ventisei moschee; solo quattro sono finanziate dallo stato belga. Nelle altre non c’è controllo e per questo nella cittadinanza cresce la percezione che possano sfuggire al controllo civile”.
Esiste un islam moderato?
“Sì. E’ quello più presente e meno visibile. Spetta alla società europea dare maggiore spazio a intellettuali simbolo di una visione differente della religione musulmana”.
Su accoglienza e immigrazione c’è troppa retorica?
“La mia è anche una autocritica rispetto alle posizioni della sinistra. Accogliere significa gestire, con modi e mezzi adeguati”.
Ha un ricordo delle giornate in cui furono arrestati i terroristi di Parigi?
“Abbiamo sentito a scuola gli spari. E’ stata una situazione di guerra. Per strada si muovevano forze speciali o antisommossa. I bambini non potevano uscire dall’edificio. Dopo quei tragici avvenimenti non abbiamo perso la speranza in un futuro migliore, costruito con l’impegno delle donne, anche musulmane”. (dal Corriere del Mezzogiorno)