15 giugno 1994 – Muore a Parigi il pittore e letterato Orfeo Tamburi.
Trasferitosi giovanissimo da Jesi a Roma, vi frequentò l’Accademia di Belle Arti e iniziò la sua collaborazione con disegni e scritti alle riviste artistiche e letterarie degli anni ’20 e ’30. Partecipò alle più importanti esposizioni del tempo: nel 1933 a Firenze la Mostra nazionale del sindacato degli artisti, nel 1935 alla II Quadriennale di Roma.
Continui soggiorni a Parigi (durante i quali fece tesoro dei colori delle luci sui palazzi parigini) ai quali seguìrono nella seconda metà degli anni ’30, suoi affreschi in edifici pubblici romani: nel Palazzo dell’Anagrafe, nella piscina coperta della Casa del Balilla, fino al Teatro dell’Eur negli anni ‘40.
Da Curzio Malaparte ricevette l’incarico di dirigere la rivista “Prospettive” ma un po’ tutti negli ambienti della mondanità artistica romana pare facessero a gara ad invitarlo in gallerie e redazioni.
Nel 1939 partecipò alla III Quadriennale e alla mostra milanese di Corrente.
Grande amico del “razzista di via della Mercede”, Telesio Interlandi, disegnò la copertina del suo libro “Contra judaeos”. Durante il Regime fascista fu collaboratore anche di “Primato”, la rivista di Bottai.
In piena guerra, nel 1941, espose alla Biennale di Venezia.
Nel 1947 si stabilì definitivamente a Parigi da dove continuò a collaborare alle pubblicazioni italiane con i suoi disegni. Tra queste anche “Il Borghese”, la rivista di destra di Mario Tedeschi; per le edizioni della quale tradusse anche “Tavolozza nera” del pittore Maurice Vlaminck, messo all’Indice come “collabo” dopo la guerra nel suo Paese.
A parte ciò, nel 1951 l’amicizia con Malaparte lo portò addirittura ad occuparsi della sceneggiatura del suo: “Il Cristo proibito”; nello stesso anno fu anche attore protagonista nel film di Rossellini, “L’invidia”. (dal gruppo Fb Effemeridi del giorno)