Danza, salta, scatta Leonardo Bonucci. Taglia il campo con perfette mezze lune dalla propria area di rigore che innescano gli inserimenti degli esterni o delle punte. L’assist per Giaccherini è l’archetipo della qualità espressa dal difensore-regista della nazionale azzurra. Il timido ragazzo delle giovanili dell’Inter, sbocciato a Bari grazie ai suggerimenti di Giampiero Ventura, adesso è uno dei leader dell’Italia che cerca riscatto e autostima dopo esser stata sottovalutata da tutti, commentatori, rivali e tifosi.
Si rinnova la tradizione dei grandi difensori italiani
La prova di Leo contro il forte Belgio consente di riscoprire la qualità dei difensori italiani, quella che ci caratterizzava da Burgnich e Facchetti, fino a Baresi, Cabrini, Scirea e Brio. Fisicamente è una scheggia, tatticamente prevede i movimenti degli avversari in marcatura, si assume le responsabilità nelle chiusure più rocambolesche come nelle ripartenze fulminee. Bonucci ha costruito la sua carriera sulla progressiva crescita nelle conoscenze e nel consolidamento di una personalità infrangibile, coadiuvato anche dal lavoro di un mental coach che ha limitato le sue lacune temperamentali.
Generoso nello spogliatoio come fuori dal campo, vive da anni l’eterno sogno del ragazzo di Viterbo, dell’Alto Lazio, che edifica una carriera simbolo per tanti giovani, grazie a sacrificio, concentrazione e applicazione.
Direttore d’orchestra di fortuna in un’Italia senza play-maker
All’Italia di Conte manca un regista vero. La nostalgia canaglia ci fa evocare Andrea Pirlo, ma l’ex play della Juve è ormai una vecchia gloria. Da qui la necessità di innovare, puntando ad una manovra di gioco più complessa, che presenta criticità oltre a innegabili vantaggi: facendo partire l’azione dalle retrovie gli azzurri sfruttano i piedi buoni dei difensori, saltano almeno un avversario sfiancato dal pressing e hanno così la possibilità di creare superiorità numerica nelle incursioni offensive o situazioni di uno contro uno letali per i centrali avversari macchinosi. Il difensore belga Alderweireld bruciato da Giaccherini è stato testimone di uno schema di gioco testato a velocità supersonica dagli italiani, fin dal primo giorno della gestione del ct ex Juve.
L’efficacia degli schemi di Conte
La bravura del tecnico salentino è tutta qui: ha massimizzato le qualità della rosa, proponendo un calcio redditizio e calibrato sulla grande dedizione dei giocatori alla sua filosofia di gioco. Bonucci diventa così il nuovo Beckenbauer, il pilastro carismatico di una formazione di talenti in cerca di una affermazione assoluta. Non a caso il difensore ha parlato nel dopopartita di “sacrificio, umiltà, finalizzazione con cinismo”, ma soprattutto “palle quadrate” per indicare lo spirito della brigata azzurra.
Il primo scoglio, il Belgio multietnico costruito sul miglior vivaio mondiale, è stato disintegrato. Ora sotto con il prossimo e occhio alle invenzioni del Leo-pardo dalle retrovie…
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