Da, pur ancora giovane, ex militante, oggi addirittura astensionista convinto, sento l’esigenza di esprimere una mia umile riflessione sul futuro della “destra” alla luce dei risultati delle ultime amministrative. In merito ho letto diversi commenti, i più si sforzano di descrivere luci positive ma in realtà non risultano essere molto convincenti.
La politica sta cambiando e probabilmente dopo ottobre, a prescindere da quale sarà l’esito referendario, il quadro dei partiti sarà sconvolto. Se questa mia previsione risulterà corretta, la “destra” rischia di diventare marginale se non addirittura di scomparire dallo scenario politico, un po’ come prematuramente è già scomparsa la sinistra radicale dove Sel è soltanto un residuo senza futuro. Lo so, sembro tragico ma i commenti che ho letto ed ascoltato fino ad oggi da interpreti più o meno importanti della “destra” mi portano a queste conclusioni. La ragione è che nessuno vuole ammettere o riesce a riconoscere un processo storico di cambiamento, addirittura in tanti continuano ad invocare l’unità di un centro-destra che, in maniera evidente, non esiste più.
Le categorie ottocentesche di destra e sinistra già da tempo si sono svuotate di significato ma fino a qualche tempo fa risultavano comunque utili nel dibattito per creare dei distinguo. Oggi, l’approvazione della legge sulle unioni civili ha dato dimostrazione come ormai è impossibile riuscire a tracciare una linea netta fra schieramenti differenti. Se è vero, infatti, che Lega, FdI e FI hanno votato contro, è pur vero che questa legge è passata grazie ai voti di quell’area moderata transfuga dall’allora centro-destra, come è altrettanto vero che un eventuale Governo di centro-destra non avrebbe garantito un risultato diverso se consideriamo che ampie fasce di FI sono favorevoli a quest’opera di destrutturazione della famiglia, in primis il presidente Berlusconi tesserato Arcigay.
Destra e sinistra, quindi, non sono più soltanto sovrapponibili sui temi economici e nell’assecondare le volontà di Bruxelles, adesso l’area popolare o moderata va a braccetto con l’area socialdemocratica anche sui temi etici. Stiamo assistendo alla creazione di un polo progressista unico ed unificante che ha bisogno di un’alternativa. Se la “destra” vuole risorgere dalle proprie ceneri deve necessariamente riempire di contenuti questa alternativa prima che siano altri a farlo, per l’esattezza prima che il populismo rappresentato dal Movimento 5 Stelle riesca ad affermarsi come unica alternativa. A volte capita di leggere di un fronte sovranista ma, purtroppo, non si riscontra vera determinazione da chi dovrebbe essere protagonista di questa auspicata evoluzione. Il massimo che si riscontra è qualche appello che richiama esperienze come la Le Pen in Francia, Orban in Ungheria, Hofer in Austria. Esperienze certamente importanti nel quadro europeo ma difficilmente contestualizzabili nella società italiana. La “destra” italiana deve avere il coraggio di creare un progetto nuovo ed originale, capace di leggere i tempi e di formulare proposte concrete sulla base del grande bagaglio culturale ed esperienziale di cui già dispone. In questo senso non basta semplicemente mettere in discussione la politica dell’UE ma occorre immaginare una nuova politica del lavoro; occorre proporre una riforma statale che sappia coniugare l’idea del presidenzialismo con quella del recupero dei corpi intermedi, della sussidiarietà e di un federalismo che sia davvero interprete delle esigenze storiche e territoriali della nazione. Ed infine, occorre diventare araldo e baluardo della famiglia naturale e dei temi etici. Le recenti piazze del Family Day hanno dimostrato l’esistenza di una maggioranza che attende di essere rappresentata con forza e coerenza.
Oggi il confronto politico non è più fra destra e sinistra ma fra fronte progressista e altro. Se la ‘”destra” davvero vuole riempire uno spazio alternativo ha bisogno non solo del coraggio delle classi dirigenti dei due partitini di riferimento, Lega e FdI, ma ha bisogno anche di umiltà per raccogliere tutte quei giovani cervelli e quelle competenze distribuite sul territorio in tante piccole associazioni, movimenti, e realtà virtuali come questa di Barbadillo.it. Riuscirà la “destra” a ridisegnarsi, a rinnovarsi in spirito e corpo (e volti) per interpretare il presente e costruire il futuro? Purtroppo io sono molto pessimista ma la speranza è l’ultima a morire…