Il futurismo contro la democrazia
Quando mai un movimenti artistico pensa a fondare un movimento politico e aspira a prendere il potere? Sembra il racconto della “fantasia al potere”, invece è quello che il Partito politico futurista italiano fece, al cui programma tentò di dare sostanza. Filippo Tommaso Marinetti nel 1919, dieci anni dopo la pubblicazione del Manifesto futurista sul Figaro, dette alle stampe una raccolta di suoi interventi politici ora ripubblicata (Democrazia futurista, Idrovolante ed., pagg. 178, euro 15.00. Ordini: edizioni.idrovolante@gmail.com). Idee innovative, che si ritrovano nei 26 capitoli che si richiamano, in un certo senso, al Manifesto del Partito politico futurista italiano, pubblicato l’11 febbraio del 1918, un anno prima della pubblicazione del libro. Qual è il discorso di fondo di Marinetti? L’istanza maggiore? La “conflagrazione futurista”, cioè una sorta di rivoluzione che superasse e annullasse il governo democratico di allora. Marinetti lancia i propri anatemi contro la tradizione e propone di rilanciare la nazione attraverso la cancellazione del suo passato per poter così rinascere nella scienza e nell’arte.