Il dopoguerra è duro quanto il conflitto
Quando si può dire con certezza che una guerra è finita? Lo storico e giornalista ungherese Victor Sebestyen si pone questo interrogativo nel suo ultimo libro (1946. La guerra in tempo di pace, Rizzoli ed., pagg. 494, euro 28.00) nel quale analizza i periodi immediatamente successivi alla fine di una guerra. Al termine della seconda guerra mondiale non ci fu l’immediato ritorno alla pace. Ci furono decine di milioni di profughi in Germania, i prigionieri che non tornarono a casa subito, alcuni tenuti nei lager sovietici per 6-7 anni ancora, i sopravvissuti patirono la fame e poi le vendette dei vincitori, le violenze ripetute sulle donne tedesche e le macerie nelle strade delle città tedesche che rimasero dov’erano per anni.
Il 1946 fu anche un anno di forti tensioni fra Stalin e Truman e nacque così la Guerra fredda che non aiutò la ricostruzione e divise ancora una volta il mondo in due. Sempre nel 1946 si profilarono la tumultuosa ascesa di Mao Tse Tung al potere, preludio a una delle maggiori dittature in una nazione immensa come un continente e la nascita dello Stato di Israele, alla quale si opposero i palestinesi.