La scuola della sfiga cosmica. Questo è ciò che viene fuori da due notizie recentemente battute dalle agenzie. Da un lato vengono messi sotto accusa i Lego, non più innocenti pupazzetti e costruzioni, ma giocattoli armati fino ai denti con espressioni brutte e cattive, che a quanto pare instillerebbero troppa volontà di potenza nei bambini che ci giocano.
Dall’altro invece abbiamo una partita di calcio di fine anno annullata, alle scuole medie di Greve in Chianti. Un chilometrico comunicato dei docenti spiega che questo sport fa primeggiare i “fighi” e riduce le donne al rango di cheerleader. Le povere ragazze si dovrebbero sentire discriminate, mentre gli scarponi a quanto pare non sono in grado di reggere la tensione di vedere qualcuno più bravo di loro a giocare. La tradizionale partita dell’ultimo giorno di scuola viene sacrificata sull’altare dell’egualitarismo diseducativo, della volontà di non educare più a rendersi conto dei propri limiti. E dire che il sottoscritto ha passato quasi tutti gli ultimi giorni di scuola dalla prima media alla quinta liceo in porta e, se ero fortunato, in difesa a tirare spallate. Se andava male non giocavo proprio. Come è sempre successo a tutti gli imbranati, ma nessuno se ne è mai lamentato, perché la vita è questa. Giocare a carte a bordo campo mentre i più bravi sfoggiano le loro capacità, riproponendosi magari di migliorare. Le ragazze invece andavano a giocare a pallavolo o si facevano tranquillamente gli affari propri.
Oggi invece, fra bambini che diventeranno criminali incalliti solo per aver maneggiato un Lego e imbecilli depressi che non sanno giocare a calcio, la scuola sembra diventata una casa di cura per igiene mentale. Strutture che servirebbero molto di più agli insegnanti in quanto mettono in imbarazzo gli studenti meno bravi punendo di fatto quelli più bravi proprio perché non sono stati in grado di dissimulare le loro abilità. Docenti che si inventano problemi che non esistono, a cui però forniscono già la soluzione: se uno non è capace di giocare a calcio non ci gioca nessuno. Imbarazzante.