La politica fa di tutto, e lo fa scientemente, per allontanare i sudditi. E la scelta del bugiardissimo di non permettere il voto al lunedì per le amministrative va proprio in questa direzione. Meno votano più vinciamo. Ma non solo quello: meno votano e meno si interessano alle porcate governative, alle vicende di Banca Etruria, ai conflitti di interesse, al familismo della banda toscana. Il popolo bue si deve occupare del compleanno della regina Elisabetta o della sfilata di attrici al festival di Cannes. Così non si preoccupa dei tagli alle pensioni o dei finti voucher per il lavoro dei giovani.
Non stupisce, quindi, che i partiti legati al governo stiano facendo una campagna elettorale di infimo livello, tra promesse che nessuno ascolta e slogan che farebbero cacciare qualsiasi pubblicitario. Non un’idea, non uno slancio. È giusto così. È come una squadra che sta vincendo la partita ed ha tutto l’interesse ad addormentare il gioco. Peccato che ad addormentare la partita politica contribuiscano anche le opposizioni che, invece, avrebbero tutto l’interesse a vivacizzare il confronto. Invece nulla.
C’è da chiedersi, allora, se si tratti solo di incapacità o se ci sia la volontà di perdere nella convinzione di non essere in grado di amministrare le città. D’accordo, non c’è più Boccasile a disegnare i manifesti. Ma qualcosa di meno banale (nel migliore dei casi) non si riesce a produrlo? Ed uno slogan accattivante? E un’idea, una sola, non riescono a proporla? Cosa cambierà a Roma, a Milano, a Torino, a Napoli se vincerà uno o l’altro? Più onesta’ e trasparenza. Si’, va bene, ma poi? Quali sono i grandi progetti? Quali sono le rivoluzioni sociali, urbanistiche, economiche? Il massimo del cambiamento sembra essere la moglie di uno dell’opposizione al posto del marito di una della maggioranza. Con rispettivi figli ed amici da piazzare. Non proprio il massimo per tornare dal ponte di giugno in tempo per votare.