Salire su un treno, regionale, quotidiano per decine di migliaia di persone, raccontare i luoghi di tutti i giorni che, a saperli spiegare, sono veri luoghi dell’anima. Lontano dalle luci, magari anche dall’asfalto ma senza indulgere a nessuna tendenza agiografica a prescindere, Rai Italia, con la seconda stagione di “Fuori Binario”, ciclo di documentari che andrà in onda nelle prossime settimane sulla terza rete, ha azzeccato un colpaccio da paura.
É un programma che vale, davvero, la pena di guardare. Di Federico Lodoli, Giuseppe Sansonna e Francesco Zippel si tratta di un viaggio che non ha niente da invidiare ai grandi reportage e che ha il merito di restituire alla provincia italiana il suo fascino intatto, senza tentazioni produttivistiche né la facilissima e banale scorciatoia dei suggerimenti alimentari.
Si viaggia attorno alle pendici del Vesuvio, in un mosaico delicatissimo fatto di storia, fatalismo, joie de vivre, creatività e vigore narrativo intarsiati di venature pop ma non scontate. La Circumvesuviana è vita e di questa metafora, tratto che unisce la “capitale” Napoli al mare stabiese che ha i riflessi olimpici dei fratelli Abbagnale, alla tradizione e cultura millenaria di Pompei, allo sfarzo grottesco e insieme vitalista delle grandi strutture “per sponsali” del boss delle Cerimonie Antonio Polese, coniugato al culto della fotografia e dell’antica arte della scultura. Raccontate con lo sfondo del Grande Vulcano, arido padre di mille ricchezze e ispiratore di mille poeti, come Giacomo Leopardi che qui spese gli ultimi spiccioli di vita.
Si vive il Gargano, la sua gente, il suo mondo. Eterno, immutabile, arcaico: inattuale, deliziosamente immobile e fiero, dignitoso più che mille principi. Giochi di carte che si son fatti cinema e letteratura, coltelli e pastori, mare e mucche podoliche, Marcello Mastroianni che si fa un cicchetto all’osteria di Carpino. Che da allora è rimasta tale e quale, fedele a se stessa come i paesani. Una traversata ai piedi dello Sperone ritto verso i Balcani con addosso l’indomabile anelito di libertà del cuore e degli occhi, quello che rese grande il compianto Andrea Pazienza, artista vero che, come racconta Roberto Alfatti Appetiti ne “I fumetti che hanno fatto l’Italia” per dispetto ai costruttori lasciò perdere i quadri e dedicò il suo talento alle nuvolette.
Scorci e panorami cesellati da tante interviste, la ricchezza del programma è nel non fermarsi (solo) a raccogliere cartoline ma a raccontarle, senza forzare la narrazione ma lasciandosi attraversare dai sussurri che centinaia di anni di storie umane, familiari e di comunità hanno tessuto tra boschi, chiese e scogli.
Non ha nulla da invidiare, l’Italia, ai più esotici paesaggi del mondo. E nulla ha da invidiare “Fuori binario” ai programmi di viaggi che altrove, tipo all’inglese Bbc, vanno per la maggiore. Rai Italia e Rai Tre, per questo, l’hanno proprio indovinata.
Allerta spoiler: c’è una domanda che Giuseppe Sansonna rivolge spesso e volentieri ai suoi interlocutori, da Napoli a Peschici: “E’ felice della sua vita?”. Gli rispondono di sì, specialmente i pescatori e i contadini. Sono per questo varrebbe la pena vedere e rivedere mille volte le puntate: là dove le insidie statisticamente impeccabili della modernità non hanno fatto davvero breccia ci si può definire, davvero, felici.
@barbadilloit