
Tra i conflitti significanti della nostra epoca, uno dei più diffusi e complessi da definire è quello tra il territorio e il suo opposto: la moneta. Due entità concettualmente avverse, l’una concreta e l’altra virtuale, la cui lotta (impari) segnerà sempre più il nostro mondo.
La moneta come antitesi del territorio
La moneta è mutante, fungibile, anonima. Suprema creazione artificiale dell’uomo, è per vocazione libera e diviene infatti sempre meno materiale, eppure presente: come mezzo finanziario è un fantasma onnipotente, alfiere della globalizzazione, strumento che si è fatto fine. È funzione ed è perciò virtuale per eccellenza. La sua natura s-vincolata dal territorio la rende la rappresentazione plastica ed evidente della società di rete, anzi una sua precorritrice: è uno strumento multi-centro, a equilibrio variabile e asimmetrico, sempre mobile e sempre pronto ad addensarsi sui variabili gangli della rete finanziaria ed economica mondiale.
La moneta come rete
La natura di ogni rete è il flusso e il governo delle reti è il governo dei flussi e degli spostamenti: ma essi esistono per non essere soggetti a un’autorità stabile e ci costringono a un ripensamento dell’autorità. Reti e flussi sono visibili solo nel movimento e l’autorità rispetto alla moneta interviene quindi specialmente nello spostamento della massa finanziaria – ed è infatti questo spostamento che i radicali pro-moneta non vogliono controllabile. Quando si ferma e si deposita, la moneta acquista potenziale e riconoscibilità. Si cerca così di nasconderla nei paradisi artificiali appena fuori dalla costa, sulle isole fiscali. Ma è nel movimento che la moneta assume potere e dimensione.
Il territorio come destino
Ciò a differenza del territorio che ha potere e dimensione nell’immanenza, nel permanere, nello stare come ἵστημι (posto, fisso) che non a caso è la radice di destino. Il territorio è il nostro destino in quanto immutabile, identico a sé e contemporaneamente predeterminato, precedente e superiore a noi e, pertanto, in grado di influenzare la nostra vita a prescindere dalla nostra volontà. Il territorio è in sé concretezza ed evidenza. L’esercizio dell’autorità organizzata nasce da esso: il territorio esiste per essere paradigma e senso dell’autorità. La legge dell’uomo nasce dalla terra. Il territorio è prodotto e lavoro, appartenenza e relazione sociale, cittadinanza e dominio. Il permanere, lo stare, del territorio non è così solo “misera” immanenza, ma è anzi la premessa necessaria all’idea di eternità come stabilità senza termine nel tempo, di eredità e di patria.
Identità contro anonimato
L’eterno mutamento e flusso della moneta invece è la negazione di una definitività e l’affermazione del continuo accumulo di potenzialità. Ma l’oceano non si può coltivare. Il flusso è incontrollabile e in definitiva su di esso non può essere costruita stabilità, progettualità, immanenza. La moneta così è del tutto priva di cittadinanza e di una identità univoca, è anonima perché non ha memoria: se il territorio è una pagina di carta sulla quale ogni scritta lascia un segno, la moneta è un file digitale, modificabile e sovrascrivibile all’infinito. Non è un prodotto definito, ma al massimo uno strumento, impossibilitato però ad avere una identità e una funzione definitive.
Come stiamo diventando noi.