Si tratta di un articolo di due anni fa ma di recente mi è tornato in mente e sono andato a rispolverarlo. Era apparso sulla rivista Foreign Policy, la pubblicazione americana fondata 40 anni fa da Samuel Huntington. L’articolo era di Christian Caryl e si intitolava Dropping the political F-Bomb. Il catenaccio era esplicativo: “Oggigiorno sembrerebbe che sono tutti fascisti. Ecco a voi una guida pratica per identificare la cosa reale”.
A seguire, quello che a noi è fin troppo noto: Putin chiama gli ucraini fascisti e gli europei dicono che il fascista è lui; Cina e Corea del Nord danno del fascista al Giappone; i terroristi islamisti dicono che gli occidentali sono colonialisti fascisti e l’Occidente maschera le proprie guerre neo-imperialiste come risposte all’islamo-fascismo; gli arabi dicono che Israele è fascista, Israele dice che i fascisti sono i Palestinesi. Poi arriviamo in Italia e si tocca l’apice: l’M5s accusa Renzi di essere fascista perché taglia i tempi di discussione sulle riforme in Parlamento, Salvini è fascista perché non vuole i profughi, Berlusconi era fascista perché non permetteva ai comunisti di governare, è ricco e dice sciocchezze sulle donne; Berlusconi dice che fascisti sono quelli come Storace, la Meloni e qualche altro milione di italiani che sono transitati o hanno votato per Alleanza nazionale o il Movimento sociale italiano. La Chiesa cattolica, non lo dimentichiamo, è fascista perché nega i diritti degli omosessuali, ma anche perché a coperto i preti pedofili.
Foreign Policy, ritenendo di fare cosa utile, fornisce ai suoi lettori una griglia interpretativa in appena 6 punti che permette di identificare chi sia veramente fascista, una semplificazione che in Italia, dopo il passaggio di Renzo De Felice, apparirà banale e ridicola anche a una matricola di una qualunque facoltà di Scienze politiche, ma gli analisti americani sono noti per il loro pragmatismo, non certo per la profondità.
Dunque, per essere veramente fascisti dovete riconoscervi nei seguenti elementi: 1) Inseguire la “Chimera” della purezza razziale; 2) volere lo statalismo assoluto; 3) Un uomo solo al comando; 4) La militarizzazione della società; 5) Il disprezzo per il razionalismo; 6) Considerarsi o definirsi “la Terza Via”.
Caryl ammette però che nel mondo odierno non c’è pressoché nessuno che veramente professi questi principi o queste idee in maniera convinta o assoluta: la ricerca della purezza razziale ha lasciato il posto all’ingegneria eugenetica e in tutto il Mondo c’è un solo Stato (democratico e “occidentale”) che ha inserito la razza come suo fondamento costituzionale; lo statalismo assoluto non esiste più nemmeno in Cina (Mao era fascista?); l’uomo solo al comando è un concetto piuttosto vago e teoricamente è il fondamento di qualunque repubblica presidenziale, tipo quella Usa; la militarizzazione della società, nell’era del controllo globale e con 25 società meta-nazionali che governano il pianeta, fa sorridere (e in generale fa pensare più ai boy-scout che alle hitler-jugend); il riferimento “filosofico” al rifiuto del razionalismo è un elemento decisamente al di sopra delle capacità di lettura media del mondo anglo-sassone e fa riferimento ad una visione “romantica” che Caryl riconduce a poeti e artisti come Gabriele D’Annunzio. Infine, c’è il concetto di di porsi al di là e fuori dalla Destra e dalla Sinistra, il che oggi è piuttosto diffuso e in Italia si identifica più di tutti con l’autorappresentazione del Movimento pentastellato.
In conclusione e con buona pace di quasi tutti, secondo Caryl in realtà oggi i fascisti non sono tutti, bensì nessuno. E se De Felice sosteneva che la peggiore eredità che ci ha lasciato il Fascismo è l’antifascismo, in quanto ideologia che alimenta l’odio e legittima la violenza e la prevaricazione, sicuramente sapeva di cosa parlava, avendone fatto le spese lui stesso poco prima di morire. (E pensare che c‘è ancora chi, pure a Destra, lo definisce un “valore”…).
L’articolo mi è tornato inevitabilmente in mente guardando il discutibile modo in cui Lucia Annunziata in “Mezz’ora” ha gestito l’intervista con Giorgia Meloni. La frase conclusiva dell’Annunziata resterà negli annali (negativi) della televisione: “quindi lei sarà un sindaco che farà la mamma, un sindaco che vuole ripulire Roma, un sindaco di destra… E quindi un sindaco fascista” (così accecata dall’odio da non rendersi conto che agli occhi di qualunque persona normale avrebbe dato così una declinazione positiva del termine “fascista”…).
Cos’è dunque oggi per questa gente il termine fascista? Aveva ragione De Felice: solo l’equivalente di un numero tatuato sull’avambraccio o di una toppa cucita a forza sugli abiti per tenerti ai margini del mondo.