A Roma, in casa del centrodestra, si sta consumando qualcosa di più che uno strappo per la candidatura a Sindaco della Città Eterna.
A Roma, sebbene sia plastica la differenza fra una giovane donna che annuncia, con coraggio di madre, di candidarsi e un anziano signore che la vorrebbe ‘congelare’ fra le quattro mura domestiche proprio perché madre, si sta disputando una partita che supera le distinzioni fra una gretta cultura machista e la freschezza di chi interpreta una generazione che scommette sul futuro.
A Roma si gioca un diverso modello di centrodestra e forse anche il rinnovamento vero della classe politica italiana.
A Roma, con la candidatura di Giorgia Meloni, si archivia il modello di un centrodestra che, pur richiamandosi legittimamente al principio di non colpevolezza sino ad una condanna definitiva e pur rivendicando orgogliosamente che la magistratura non può selezionare la classe politica con gli avvisi di garanzia, in ogni caso si ostinava caparbiamente, con la lanterna non già di Diogene, ma di Berlusconi, a cercare in ogni caso un indagato, come se fosse un prerequisito morale per essere candidato.
A Roma si archivia un modello di centrodestra anche generazionalmente distante non solo dalla crisi, ma dalla società, con le sue ansie di costruire il proprio percorso confidando solo sul merito, nonostante i sempre più ristretti orizzonti in termini di prospettive ereditati da chi ha ucciso il futuro in nome dei privilegi del presente.
Berlusconi ripete, acidamente, Giorgia si andrà a schiantare…previsione fosca e speranza vana, anche perché solo dopo il botto vedremo chi ne uscirà con le ossa rotte.
Ma soprattutto Giorgia Meloni, a prescindere alle apocalittiche previsioni di Berlusconi, in verità raccoglie una generazione già indirizzata alla schianto ma per mano altrui, la generazione dei precari, di coloro che non avranno mai un posto fisso e che credono nel merito, di coloro che hanno i brividi quando mettono al mondo un figlio, ma che sanno che, proprio per questo, debbono ulteriormente rimboccarsi le maniche.
Giorgia Meloni chiama a raccolta precari, partite ive, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, tutta una classe media sfinita che non tollera più il c.d. teatrino della politica, di cui, a dispetto di ogni roboante dichiarazione contraria, protagonista indiscusso è stato proprio quel Berlusconi che mentre lancia Bertolaso, la cui più grande qualità sarebbe non essere un politico, candida a pochi km di distanza Mastella, perché politico di spessore.
Come dire ad ogni latitudine e longitudine assistiamo alle bizze personali e al camaleontismo di un leader che, incredibilmente e pietosamente, ha abdicato alla figura di padre nobile del centrodestra, per tramutarsi in patrigno stanco, bilioso e bizzoso
A Roma si archivia definitivamente il modello del centrodestra di coloro che sottoscrivono, nottetempo, il patto del Nazareno per posizionamenti personali e lo stracciano allorquando ritengono di non riscuotere più, in termini del tutto personali, gli utili attesi.
Una razza di sedicenti padroni che fingono di essere alternativi fra di loro, ma che, nella penombra del palazzo, trasformano la ‘strisciante guerra bipolare’ degli italiani in accomodamenti e compromessi continui.
A Roma si archivia un modello di centrodestra legato e collegato quelle cancellerie europee che stanno inchiodando e crocefiggendo l’Italia, un centrodestra sempre alla ricerca di patenti di nobiltà provenienti da Oltr’Alpe, per rilanciare un centrodestra che rivendica, con orgoglio, che l’unica patente di nobiltà proviene dal consenso dei propri connazionali.
A Roma si rilancia un centrodestra che torni a parlare alle sue categorie di riferimento, un centrodestra che sia interlocutore credibile e privilegiato della famiglia, quale istituzione che genera senso e futuro, un centrodestra che sappia raccogliere ansie e speranze di professionisti e partire ive, un centrodestra che sappia garantire sicurezza a chi è costretto a convivere con fenomeni di delinquenza diffusa, un centrodestra capace di liberare le energie del mondo della impresa, un centrodestra che sappia guardare ad una generazione di precari che, in termini sempre più assillanti, non chiede garanzie e certezze, ma prospettive fondate sul merito e sul rinnovamento.
A Roma, oggi più che mai, si gioca il rinnovamento della classe politica italiana.
Non è un parto da poco quello che attende Giorgia Meloni: è il parto di una generazione intera, capace di farsi carico, con serietà, delle generazioni che l’anno preceduta e di quelle che verranno, nell’intima convinzione che una comunità cresce e prospera solo se riesce a creare una solida catena di solidarietà fra le generazioni.