Lo spettro della guerra civile è tornato ad aggirarsi per le strade di Belfast, in Irlanda del Nord. Lo scorso 4 marzo, infatti, l’esplosione di una bomba ha ferito gravemente Adrian Ismay, guardia penitenziaria 52enne, che, secondo quanto si apprende dai quotidiani delle Sei Contee, è deceduta questo pomeriggio. E sulla matrice dell’attentato non ci sono dubbi: è dell’Ira. O meglio della New Ira, gruppo repubblicano che ha quasi immediatamente rivendicato l’attacco.
La guardia penitenziaria, impiegata in passato sia presso il carcere di Long Kesh che Maghaberry, sarebbe stata presa di mira perché ritenuta appartenente alle squadre antisommossa operative proprio a Maghaberry. Sarebbe questo il movente alla base dell’attacco, quasi sicuramente premeditato.
Il premier britannico David Cameron, non appena saputa la notizia della morte della guardia penitenziaria, si è definito “profondamente rattristato”. Come, tra l’altro, ha fatto Arlene Foster, leader del Dup, il partito protestante ed unionista che attualmente condivide i banchi dell’esecutivo nord-irlandese con i cattolici del Sinn Fein.
Intanto la polizia nord-irlandese il 13 marzo scorso ha arrestato Christopher Robinson, ritenuto l’esecutore materiale dell’attacco. E in suo supporto sono scese in piazza centinaia di persone, soprattutto nella zona occidentale di Belfast.
La New Ira
La New Ira, o Real Ira, è il gruppo paramilitare repubblicano nato dalla dissoluzione della Provvisional Ira in seguito alla stipula dell’Accordo del Venerdì santo del 1998 che ha decretato formalmente la fine delle ostilità tra repubblicani ed unionisti nell’Ulster. Di fatto i militanti della New Ira non hanno mai messo da parte le armi, continuando a sostenere la necessità di unire il Sud e il Nord dell’isola anche attraverso la lotta armata.