Esiste il genderismo? Chi lo sostiene dice di no, che porla così sia un’abile strumentalizzazione. Chi lo contrasta, invece, è pronto citare decine e decine di studi che ne dimostrano la consistenza. Una chiasmo assai strano, che la dice lunga sulle dinamiche imbavagliate e le ipocrisie del dibattito in corso. Ad Alain de Benoist basta però un pamphlet per mettere ordine alla questione e spiegare che non solo esiste un filone dedicato agli studi di genere e che supera le classiche distinzioni di cattedra, ma che le sue pubblicazioni riempiono interi scaffali. Oltre l’uomo e la donna. Contro l’ideologia gender, è insomma uno strumento utile a capire che pensare la sessualità glissando sui sessi è una pretesa tanto ideologica quanto errata e viceversa. “La convinzione secondo la quale non si nasce uomini o donna è una palese falsità”, afferma il filosofo transalpino.
L’edizione italiana è del 2015 ed è a cura del Circolo Proudhon. Si tratta sicuramente di un testo militante, ma pacato. Da leggere – è questo l’invito – al di là dei propri convincimenti di partenza: in fondo, 57 pagine scorrono via in meno di mezz’ora! Non molto per imparare a leggere il fenomeno in sé e i suoi sviluppi culturali. E li mette in luce Lorenzo Vitelli nella postfazione: “Questa la grande narrazione della nostra epoca – spiega –, che segna la fine dei caratteri distintivi dei sessi e la creazione di una antropologia nuova. È finito il tempo della giusta misura: gli individui non sono più determinati dalle condizioni ambientali, dal riferimento biologico; grazie alle innovazioni della Tecnica possono distruggere dei limiti imposti, l’ordine naturale, possono essere maschi e al tempo donne, possono adottare figli e affittare uteri. La maternità surrogata sarà la nuova maternità Occidentale!”.