Grandissime celebrazioni, su tutti i canali sportivi, generalisti e tematici, del trentesimo anniversario di Silvio Berlusconi presidente del Milan.
Tre decadi di successi e di campioni per il club che si ostina a definirsi “il più titolato al mondo” e che al calcio italiano ha insegnato il vezzo diabolico del turnover, della panchina lunghissima. Berlusconi ha vinto tutto giocando bene, in panca s’è goduto gente come Arrigo Sacchi, Fabio Capello, Carletto Ancelotti. In campo miti e leggende tipo Gullit-Rijkaard-Van Basten, la filastrocca impenetrabile Tassotti-Maldini-Costacurta-Baresi.
Però noi che siamo fetenti gli vogliamo ricordare che in trent’anni, tra tanti trofei, coppe, soddisfazioni e gioie, qualche scivolone (e pure clamoroso) c’è stato. Non ce ne vorranno, i tifosi milanisti.
Revival Oranje.
Finita la grinta che dagli anni ’80 s’era trascinata fino all’inizio dell’ultima decade del secolo, il Milan tenta la rifondazione attingendo, a piene mani, dall’Ajax dei campioncini. Persi Van Basten, Gullit e Rijkaard per colpa del tempo, il Diavolo si agghinda di nuovo con i tulipani e pesca Patrick Kluivert. È l’estate del 1997 e arriva a Milano pure un altro tipo strano, ma fortunello, Ibrahim Ba. Kluivert, che era il nuovo Van Basten, diventerà il Pippero. Sbolognato al Barcellona qualche anno dopo, si sbloccherà. Senza far sfracelli.
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Ala spezzata.
Gianluigi Lentini è l’uomo che ha restituito la voglia di sognare alla Torino granata. Poderoso ma leggiadro, fantasia al potere e al servizio della squadra di Emiliano Mondonico, con il 7 che fu di Gigi Meroni, arriva da Carmagnola per trascinare il Toro in A nel 1990 ed è il protagonista assoluto del rientro in massima serie dei granata. È (ancora) un altro calcio e Ibrahim Ba è solo una promessa del Le Havre, in Francia. Berlusconi spende diciotto miliardi e mezzo per scatenare la rivolta di piazza torinista. Quell’affare fu al centro di una querelle giudiziaria, Lentini ebbe la sfiga di un grave incidente stradale. Torna in campo ma mai da titolarissimo. Tornerà a Torino, dopo il purgatorio dorato atalantino.
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Grande Fratello Imperatore.
La guida tecnica, salda e competente, è sempre stata quasi ossessione di Milanello. Allenatori leggendari, a partire da Sacchi, si son succeduti al Milan. Ma la società non è che abbia sempre azzeccato il mister. Come quando Berlusconi e Galliani chiamarono Fatih Terim alla corte del Diavolo. Uno squadrone, quello del 2001. Shevchenko, Rui Costa, Gattuso e Umit Davala (?). Ibou Ba l’hanno mandato in prestito all’Olimpique di Marsiglia. Le idee dell’Imperatore non le digerisce la squadra e lui, più che badare ai calciatori , dicevano si attardasse a guardare in tv le puntate del Grande Fratello. Oppure, più probabilmente, era tanto buono da farsi turlupinare da audaci bimbi juventini (vedi video). A novembre, dopo averle buscate con il Torino di Camolese, viene silurato. Arriva Carlo Ancelotti.
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Campare di rendita.
Istanbul, esterno notte. Dopo quarantacinque minuti, grazie a gol immediato di capitan Maldini e a doppietta di Hernan Crespo, il Milan ha messo le mani sulla Champions League 2004-05. C’è di fronte il Liverpool, allenato da Rafa Benitez che incespica pure in Premier. Cosa accada negli spogliatoi non si capisce, ma fatto sta che i Reds, trascinati da Steven Gerrard, recuperano tutti e tre i gol subiti. Ai rigori lo show, Jerzy Dudek – novello Grobbelaar – induce in errore Serginho, Pirlo e Shevchenko. Per il Liverpool sbaglia solo Riise. I rossoneri tolgono le mani dalla Coppa e la consegnano al Liver Bird. A proposito, proprio in Turchia sta svernando Ibou Ba, panchinaro di lusso del Caikur Rizesport, gli Sparvieri del Mar Nero che indossano un’improbabile casacca verdeazzurra.
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Tempi moderni.
Max Allegri è l’ultimo allenatore scudettato del Diavolo. È il 2014 quando, sulla sua strada, incontra un talentino sconosciuto che diventerà Emanuele Berardi. Il Milan prende sottogamba l’appuntamento con l’affamato Sassuolo di Di Francesco. Robinho e Balotelli, poi, portano i rossoneri sul due a zero. Una passeggiata di salute. Sì, fino a che il giovanissimo Berardi non s’inventa quattro gol, tre nel primo tempo. Finirà 4-3 per i neroverdi emiliani, finirà pure l’avventura di Allegri e finirà pure l’ennesimo tentativo di istaurare un nuovo ciclo autenticamente vincente che manca, ormai, dal 2011. Mentre accadeva tutto questo, Ibou Ba il Milan non l’aveva mica abbandonato ma faceva l’osservatore, in Africa, per Milanello.
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@barbadilloit