Il racconto distopico “Sull’orlo del precipizio” di Antonio Manzini presenta una realtà prossima (s)ventura o l’attuale corso dell’editoria italiana?
Il dubbio è lecito e i segnali dell’apocalisse che sta per abbattersi sul mercato dei libri già si intravedono… basti pensare all’aberrante operazione di “avvicinamento alla lettura” apparsa di recente in edicola che propone romanzi famosi prosciugati delle pagine (resta qualche capitolo e il riassunto); e non si tratta di noti mattoni della letteratura mondiale ridotti ad uso di studenti della fascia wikipedia, ma di bestseller di godibile lettura, uno per tutti “Uomini che odiano le donne” di Stig Larsson, di cui non si comprende come il riassunto possa trasmettere la tensione del thriller.
Dopo aver visto verso quale preoccupante direzione si muove il mercato editoriale, il racconto scritto da Antonio Manzini non sembra una distopia così improbabile.
Protagonista è Giorgio Volpe, un affermato scrittore vincitore di premi e campione di vendite che si ritrova al centro di una vicenda kafkiana: le tre principali case editrici italiane si sono fuse in un gigante dell’editoria che detta le regole agli scrittori. Le nuove indicazioni sono: più violenza, più sesso, togliere scene di guerra o prive di azione… e accorciare le pagine.
Sull’orlo del precipizio, che è il titolo del nuovo atteso romanzo di Giorgio Volpe, viene così riveduto e corretto da due revisori illetterati che sembrano usciti da un’agenzia di rating e accomodato secondo i gusti dei nuovi giovani lettori. Inutile sarà ogni tentativo di ribellarsi o di sfuggire dalla morsa del nuovo mercato.
Antonio Manzini spinge sul tasto del grottesco, ma lo spunto iniziale, ovvero i rischi annessi al monopolio del settore editoriale, fanno veramente venire i brividi: forse dovremo dire addio ai nuovi Moravia e dare il benvenuto agli autori-editor in giacca (forbici) e cravatta.