Un vero miracolo si è compiuto nelle mie mani: tra i libri della biblioteca domestica è riapparsa l’antologia “Il nazionalismo italiano”, curata dall’allora giovanissimo Francesco Perfetti e presentata nel dicembre 1969 dalle edizioni del Borghese.
In questi giorni in cui uomini e donne della parte politicamente, storicamente e ideologicamente più vicina alla nazione, sembrano confusi, disorientati e inutilmente rissosi, lavorare nella “vigna” del comitato, di cui il “presidente del Consiglio” è portavoce, tornare a rileggere quelle pagine, non poche delle quali da storicizzare, solleva e stimola.
Dobbiamo del resto rilevare che da molti decenni, dall’immediato dopoguerra, si parla, senza particolare beneficio collettivo, di unità europea, di una nascita di una comunità poco meno che continentale, e sono stati costituiti organi comuni, prima con elezioni indirette e poi con il suffragio universale.
Mai si è limpidamente riflettuto che una entità politica così variegata avrebbe potuto ottenere solo risultati grami e non duraturi, data la sua articolazione, la sua varietà, le identità difficilmente componibili e quasi certamente insopprimibili. A voler essere ancora più schietti, senza essere irrealisti, l’Unione europea è destinata ad operare, se mai riuscirà a porre in essere passaggi fattivi, in un mondo competitivo e non collaborativo, in una posizione di perenne minorità, di inalterabile subordinazione ai colossi nazionali, comunque guide ed arbitri del mondo, Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone.
E’ il nazionalismo puro a conservare la dignità e finanche il decoro degli Stati senza fusioni forzate, strumentali e, come ben notiamo, fragili.
Il nazionalismo nostrano, superato con il 1908 il “periodo più incerto e scabroso”, trova ,tra gli autori ripresi nel volume, i teorici più lucidi, più coerenti e più precisi in Alfredo Rocco, Maurizio Maraviglia, Paolo Arcari e Francesco Coppola.
Da molti anni ormai viviamo in una situazione identica a quella del 1914, in cui a dominare e a determinare le sorti del mondo sono i due blocchi, “l’imperialismo germanico” e “l’imperialismo inglese”, mentre nell’attualità sono gli USA e la Russia a condizionare le politiche internazionali.
Rileggiamo ora le pagine salienti, valide e modello anche oggi, tra cui non mancano passaggi criticabili e smentiti dall’esperienza.
Alfredo Rocco (1875 – 1935) e Maurizio Maraviglia (1878 – 1955) sostengono che “solo il nazionalismo afferma in modo organico e conseguente la preminenza necessaria ed assoluta dei fini nazionali sui fini degli individui e dei gruppi di individui (categorie e classi) e l’assoluta supremazia dello Stato, che è la nazione appunto organizzata ed operante nel mondo”.
Paolo Arcari ( 1879 – 1955) ricorda e sottolinea che “se il nazionalismo ha un limite questo si trova […] nell’inesauribile vitalità del sentimento di patria”.
Francesco Coppola (1878 – 1957) delinea ed utilizza un esempio storico: “Se nei millenni del passato e nei millenni dell’avvenire Roma ha significato, significa e significherà grandezza e civiltà, questo avviene perché Roma significa sopra tutto e prima di tutto, ordine e gerarchia nell’ordine”.
Amaramente negativi si sono rivelati nei fatti e nelle esperienze la prospettiva dell’alleggerimento dell’amministrazione centrale “dall’eccesso delle sue funzioni” e l’auspicio di “un sistema di ragionevoli autonomie”, in cui – osserviamo in questi giorni – il civismo occupa sempre di più il posto della politica, nonostante i risultati finora deludenti, con uomini compromessi con partiti ed esponenti della sinistra (Bertolaso) e legati da un filo indissolubile alla Confindustria (Parisi). Una volta di più Berlusconi lavora “per il re di Prussia”.
Ieri i comunisti, oggi la sinistra, suo camuffamento, e i cattolici, in questi giorni sbertucciati, dopo ovvia indicazione, da un Renzi qualsiasi, non potevano e non volevano, sin dal varo della Carta costituzionale elaborata in comunione di intenti, uno “spirito nazionale, che tutti gli interessi e tutti i fini subordina alle necessità supreme della nazione”.
*già ordinario di Storia contemporanea presso “La Sapienza Università di Roma”