Sono circa 5mila i volumi sequestrati, per un totale di 26mila euro di sanzioni elevate, ai bouquinistes di via delle Muratte. Se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, siamo a Roma e non a Parigi. Nella capitale francese non sarebbe mai accaduto. Lungo le rive della Senna, da più di 400 anni, la città offre ai visitatori uno spettacolo senza tempo: libri antichi e usati, riviste, fumetti, cartoline. Il tutto rigorosamente da ammirare a cielo aperto. Non a caso, i bouquinistes della I’lle de la Citè, coi loro vivaci stand, sono stati dichiarati nel 2014 patrimonio mondiale dell’UNESCO.
A Roma, città che ancor più della sua omologa francese dovrebbe ri-conoscere e tutelare il valore della cultura, capita invece che i librai vengano ingiustamente sgomberati. Così i bouquinistes romani, adesso, non ci sono più. Per chi passeggia in via delle Muratte, in pieno centro storico a Roma, a due passi da via del Corso, niente più suggestioni letterarie, artistiche o pittoriche. Niente più Caravaggio, niente più sonetti romaneschi e volumi rilegati alla vecchia maniera. Restano invece braccialetti e borse contraffatte, venditori improvvisati ed abusivi che, indisturbati, riempiono i turisti della loro paccottiglia senz’anima.
Non ci stanno i librai operatori di Arcipelago delle Parole: “piccoli imprenditori, titolari di autorizzazione amministrativa, con tasse e dipendenti da pagare, gente onesta”, così come si dipingono. “Siamo arrivati alla disperazione”, raccontano in seguito all’ultimo sgombero, avvenuto lo scorso 10 febbraio, ennesimo atto di una vicenda travagliata che va avanti dal 1984. Trentuno anni in cui “abbiamo svolto una fondamentale opera di recupero e trasmissione del materiale cartaceo, sottraendolo all’oblio del mercato”, spiegano. Trentuno anni in cui sono stati “cocentemente umiliati e ingiustamente tartassati da sequestri, multe e sgomberi”, raccontano, “sebbene tutte le carte sono a posto, basterebbe poco”.
“E’ forse l’input politico quello che manca? E quanto costa?”, si legge in una lettera aperta che Arcipelago delle Parole ha inviato all’ex sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino a luglio 2015, reindirizzata nei giorni scorsi anche al commissario Tronca.
“Daremo battaglia finché non otterremo ciò che ci spetta”, avvisano. I librai parlano di leggi, decreti, ordinanze, sentenze, usano un gergo tecnico. Si direbbe che negli ultimi decenni qualcuno di loro, per necessità, abbia preso la laurea in Giurisprudenza. Eppure non si tratta solo di cavilli legali che, come sostengono, “sono dalla nostra”. Non è la burocrazia. Il primo nemico di queste persone è l’ignoranza. La cecità di chi non coglie il valore, e non il prezzo, delle cose belle. Allora la battaglia di Arcipelago delle parole diventa una battaglia di civiltà, la battaglia di tutti i romani che non si arrendono.