Pubblichiamo un intervento di un giornalista che ha partecipato come osservatore all’incontro di Milano promosso dal gruppo Europa delle nazioni e della libertà
Un gruppo di amici, più di un eurogruppo al Parlamento europeo. L’European of Nations and Freedom – più semplicemente noto come Enf – fa della critica all’Europa pop-socialista la sua ragion d’essere, ma al di là della legittima distruzione, un po’ di collante costruttivo manca tra i componenti del rassemblement (citazione) composto, tra gli altri, da Marine Le Pen, Matteo Salvini e Marcel de Graaf. Quando a Milano si sono incontrati il piglio è stato quello del primo appuntamento, e di fatto lo era: mai prima di allora si erano seduti attorno ad un tavolo in una convention pubblica i leader euroscettici. E così, a guardarli da vicino, si sono rivelati per quello che sono e non per come alcuni hanno avuto il piacere di dipingerli: nessuna internazionale nera a Milano, ma – appunto – una riunione tra amici che condividono parecchi valori e molte idee; ma non tutte.
Populisti e in cerca di sovranità, certo; felici per “il disgregamento dell’Unione”, come ha detto Le Pen, ma con un occhio ben attento alle faccende di casa. C’è chi guarda alla Nazione con passione ottocentesca, chi alla macroregione europea e chi rimembra quella micro, di regione, con la passione propria di un leghista vecchio stampo, come i padani veri del bresciano che non si incontrano più in giro. Tom Van Grieken, giovanissimo leader fiammingo, è forse quello che riesce a fare la sintesi migliore: al di là della citazione di De Benoist e del “camerati” rivolto ad una platea composta non da tanti camerati, è lui quello che racchiude il regionalismo di stampo leghista con le pulsioni nazionaliste incastrate nel bagaglio culturale di Marine Le Pen.
Tutti gli altri, invece, vanno in ordine sparso e parlano di loro stessi più che provare a tracciare un percorso comune. Anche Le Pen – che a Milano esordisce ricordando come alla fine si sia tutti figli di Roma – fino a quando non prende ad attaccare l’Unione e Schengen, lascia in sospeso la platea. E poi la verità: “Chi dice che non siamo d’accordo su tutto non capisce la filosofia che condividiamo, siamo dei difensori delle sovranità e delle diversità che ci appartengono”. Come dire: arroccati tra le barricate a guardar l’Europa sgretolarsi; ma dopo?