Non più professor Meluzzi, ma Alessandro I. Nei scorsi giorni lo psichiatra più famoso della tv è stato ordinato vescovo della Chiesa ortodossa italiana. Una carriera spedita la sua, almeno sotto il profilo ecclesiastico. La notizia che fosse diventato presbitero è arrivata solo a maggio. A novembre il sinodo della sua chiesa l’ha nominato primate. «Una decisione che ho accettato con spirito di servizio», ha detto al giornalista Antonio Rapisarda che l’ha intervistato per il quotidiano Il Tempo.
«Un ricercatore d’amore, un mendicante di verità», così si definisce Alessandro Meluzzi. La sua è una storia personale a più snodi: comunista prima, radicale poi, massone, parlamentare berlusconista, cristiano, quasi diacono cattolico e infine ortodosso. Su quest’ultima decisione influisce tantissimo anche il rinnovato peso politico della Russia di Vladimir Putin sullo scacchiere mondiale ed è lui stesso a rivelarlo: «C’è anche questo aspetto nella mia scelta: nel credere che sia la Russia l’argine contro la distruzione afro-asiatica dell’Europa, l’ultimo della civiltà cristiana d’Europa. L’unico argine vero, quello che faceva dire alla Madonna di Fatima che i “cavalli dei cosacchi si abbevereranno nelle fonti di Roma”».
Insiste Meluzzi. «Credo che l’Europa sia stata svenduta da un disegno internazionale che ha a che fare con una certa idea del Pil, con l’emigrazione pilotata: una situazione in cui vedremo l’Europa per come l’abbiamo eredita da Lepanto e dalla battaglia di Vienna cancellata dalla storia». Un processo a cui neanche Papa Francesco, a quanto riferisce il vescovo-psichiatra piemontese, è in grado di arrestare: «Può apparire anche simpatico perché è un furbo e intelligente gesuita argentino, mi pare però che come pontefice non cerchi l’obbedienza, ma l’adesione al politicamente corretto. E io – aggiunge il neo vescovo – ho sempre dissentito a questo, anche quando assume le sue forme più schifose: come nascondere per cinque giorni i fatti di Colonia».