Viktor Erofeev, scrittore e giornalista russo. Lo redige lui il ritratto breve dello zar moderno Vladimir Putin, dando così una mano a tutti quegli occidentali che hanno difficoltà a decifrare non solo l’uomo, ma tutto ciò che proviene dalla Grande Madre Rus’. «Un bullo romantico», ecco chi è. Quasi un ossimoro. E sarà forse per questo che il leader cresciuto nel Kgb attira magneticamente quanti, da questo lato dell’ex Cortina di ferro, masticano parole d’ordine radicali. Intanto Repubblica ha rilanciato quelle poche righe in Italia: «Michail Gorbacevev era odiato per le sue astruse riforme. Eltsin era alcolizzato. Poi è spuntato fuori Putin, un ragazzino cresciuto nei cortili dei palazzi di San Pietroburgo, figlio di una domestica e di un usciere, povero, di bassa statura, le labbra nervose. La sua prima scuola di bullismo e romanticismo è stata la palestra: il suo istruttore di lotta libera era un reduce dalle patrie galere. In Russia anche la prigione è, seppur in forma estrema, un’esperienza romantica, e i banditi sono i rispettabili signori del mondo del sottosuolo».
Il laboratorio dei servizi segreti. «La seconda scuola di romanticismo e di bullismo internazionale è stata il Kgb. Alla nostra gente – spiega Erofeev – piace la vita romantica delle spie». E che dire del profilo impiegato comunale. «Putin ha avuto anche un’altra scuola di bullismo romantico. Il lavoro, negli anni ’90, presso il Comune di San Pietroburgo. Lì è cominciata una vera e propria febbre dell’oro: Putin ha fatto i soldi, si è fatto degli amici e ha stretto conoscenze con gli amici degli amici. Da lì in poi il ragazzino ha avuto una fortuna sfacciata. Più che un ascensore sociale, un’investitura divina».
Il Cremlino. «Nei primi anni della presidenza assomigliava a un attore che non conosceva la propria parte. Il Paese non riusciva ad avviarsi verso la modernizzazione. Non siamo mica cinesi. Siamo un popolo di romantici, proprio come Putin». L’arte della guerra. «D’altra parte, l’ex funzionario del Kgb aveva bisogno di nemici. Li ha trovati nell’Occidente. Perché continua a fare la guerra? L’opposizione russa lo considera un avventuriero e un criminale. Mia moglie, tornando dal negozio, mi dice: “Ho speso un sacco di soldi senza comprare nulla”. Lo stesso che diceva mia nonna negli infelici anni sovietici. La crisi, dilagante, sta sfondando le porte della Russia, tuttavia la maggior parte del popolo continua a ritenerlo un ragazzo tosto. L’unico che, senza aver paura di nessuno, continua a marciare contro l’America. Davvero: chi, se non Putin?».