Il 2015 è stato l’anno di Viktor Orban. A incoronare il premier ungherese come uomo dell’anno appena consegnato agli archivi è il Foglio, che ha dedicato un lungo editoriale all’argomento.
“Esattamente un anno fa il primo ministro ungherese Viktor Orban era un paria in Europa – si legge sulle colonne del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara – Nazionalista, xenofobo, in odore di autoritarismo, Orban sembrava un errore di sistema del grande progetto europeo”.
Ma il 2015 è stato appunto l’anno che gli ha dato ragione. “Le priorità da lui imposte sono diventate hanno dominato l’agenda europea, alcune delle sue parole chiave sono diventate parte integrante del discorso pubblico e alcuni leader europei, senza ammetterlo, hanno adottato almeno in parte la sua agenda”.
Il tema chiave è stato quello dell’immigrazione, sul quale il primo ministro ungherese è stato profetico. Dopo gli attacchi a Charlie Hebdo “fu il primo a ricordare che l’immigrazione sarebbe stata la prossima grande sfida per l’Europa” ma “con la crisi dei migranti ancora lontana, la maggior parte degli europei rispose con scetticismo. Oggi non la chiusura, ma il rafforzamento delle frontiere esterne è sulla bocca di tutti i leader”.
Anche sul muro per contenere gli ingressi Orban è stato apripista. “Scrive l’Economist, l’Europa sta per avere più barriere fisiche ai suoi confini di quante ne avesse durante la Guerra fredda”. In definitiva, il leader ungherese “anche grazie alle carenze dei leader europei, nel 2015 si è preso la sua rivincita”.
@barbadilloit